I Fantastici 4 hanno sbancato anche il Coni

Il premier agli olimpionici: «Ma a quanto andate?»

I Fantastici 4  hanno sbancato anche il Coni

Paolo Marchi nostro inviato a Torino Oro, secondo oro italiano ai Giochi di Torino: dopo Zoeggeler nello slittino, i quattro Vampiri del Ghiaccio per usare un’immagine di Dino Buzzati inviato del Corriere alle Olimpiadi di Innsbruck 1964. Oval l’impianto, pattinaggio velocità lo sport, inseguimento a squadre la gara, italiani i vincitori: con Stefano Donagrandi, ottimo in batteria due giorni fa e poi sostituito per infortunio ma olimpionico a tutti gli effetti, ecco Matteo Anesi, Enrico Fabris e Ippolito Sanfratello, vittoriosi nei quarti mercoledì contro gli Stati Uniti (a tempo di record olimpico) e vittoriosi due volte ieri, in semifinale contro l’Olanda, nazione che sta ai pattini come il Brasile al calcio, e in finale con il Canada, bravo a sua volta a eliminare l’altra supernova, la Norvegia. A chi mastica lame e ghiaccio, ieri faceva un certo effetto vedere che la finale B, quella di consolazione per il bronzo era tra Olanda e Norvegia ma gli azzurri, trascinati da Fabris, hanno sconvolto le gerarchie, anche se la vittoria colta proprio qui a Torino a dicembre in coppa del mondo aveva messo tutti sul chi vive, successo che ha spinto l’Italia al secondo posto nella graduatoria planetaria dietro ai canadesi e davanti a olandesi e norvegesi.
Primo appuntamento a metà pomeriggio per quella che il tecnico Maurizio Marchetto, ex pattini a rotelle come Sanfratello, definiva «la vera finale». Sfidare Sven Kramer, Carl Verheijen ed Erben Wennemars era un po’ come decidere di salire su un ottomila senza ossigeno. L’inizio è tutto arancione e il terzetto tulipano arriverà presto al secondo di vantaggio, un margine che leggi a occhio nudo. Altri 400 metri e salirà a 1”53 per iniziare poi a scendere quando, in ossequio alla strategia, è Fabris a tirare. Quando a tirare è il 25enne di Roana è come se il terzetto verde bianco e rosso aprisse il turbo. Il vantaggio olandese comincia ad assottigliarsi fino a scendere sotto il secondo, 94 centesimi per la precisione. E quando, consumato un altro mezzo giro, risalirà sopra il secondo (1”01) succede quello che nessuno nell’impianto si aspettava: Kramer, percorsa già per intero la curva, che è il tratto più tosto perché entrarvi a circa 60 km all’ora fa sembrare di decollare e spiccare il volo, tocca con la punta del pattino sinistro uno di quei cilindretti rossi che marcano la linea interna della pista e perde di botto l’equilibrio perché quell’oggetto da nulla aveva rovinato il filo. Cade e nella caduta falcia Verheijen che stava per dargli il cambio, con Wennemars che resterà da solo in piedi.
Gli azzurri potranno rallentare, inutile sprecare energie. E a chi dirà che senza quella caduta, il bello (Fabris), il disoccupato (Sanfratello) e il duro (Anesi) - così verrano presto soprannominati - non avrebbero mai raggiunto e superato i favoriti, Marchetto ricorderà come «si sbaglia quando ci si sente sotto pressione». Per aggiungere più tardi, a oro vinto, che «il tempo migliore in assoluto l’abbiamo fatto noi».
E quando mancavano dieci minuti alle 19, e l’Olanda aveva da poco superato la Norvegia per il bronzo, nell’Oval scendeva il silenzio. Lo sparo del via liberava gli avversari nella corsa e il pubblico nel tifo. Italia subito prima, poi i canadesi arrivano idealmente in scia quando non è Fabris a tirare (fino a -0”11), per scivolare subito dopo di nuovo indietro: +71 centesimi, +83, +1”15, +1”53... Marchetto si sbraccia perché non eccedano. «Quando sei certo del risultato, è stupido strafare». Lo ascolteranno parzialmente: al traguardo sarà – 2”82.
Gioia azzurra, è storia e passione. Lacrime rigano le facce di tutti, da Fabris in giù e anche il presidente del Coni Petrucci sembra non pensare a quanto dovrà versare in premio: 130mila euro a testa ovvero 520mila euro, dopo i 40 già consegnati a Fabris per il terzo posto nei 5mila. In momenti come questi le storie che capti sono millanta, in genere tutte collegate alle difficoltà di far quadrare i conti. Elio Locatelli, ex ct dell’atletica e ora supervisore del settore, ricorderà come «in estate si va a Berlino in pulmino per allenarsi perché l’aereo costa troppo». E allora questo spiega anche Fabris emozionato per la telefonata di Berlusconi: «È un onore parlare con lei presidente». E dopo i complimenti di rito, il premier si vorrà togliere una curiosità: «Qual è stato il segreto della vostra vittoria?». Fabris: «Siamo andati più veloci.

A quale velocità? Oltre 50 km all’ora ma senza motore presidente». E per Sanfratello le lodi di Ciampi: «Quando mi hanno dato il telefonino, dicendomi che era il presidente della Repubblica, ho pensato che fosse un scherzo». Invece era tutto vero, oro compreso.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica