I forti di Genova abbandonati dalla città

I forti di Genova abbandonati dalla città

(...)per una città che vorrebbe riconvertirsi a vocazione turistica. Te ne rendi conto quando sali su uno a caso di questi castelli e guardi oltre la punta del naso. A cavallo tra la Valpolcevera e la Valbisagno, affacciato sul mare del porto girando lo sguardo a destra verso il ponente, a sinistra verso il promontorio di Portofino, passeggiando lungo i crinali. Tutto quel fascino che potrebbe rappresentare una ricchezza per la città è sprangato, chiuso, dimenticato. Peggio: devastato.
Per rendersene conto basta salire fino alla zona del Peralto e passare dalle parti di Forte Sperone, il più maestoso tra tutti. Dal 1981 vive solo a spot in alcuni momenti dell’anno. L’ultimo suo utilizzo fu fatto dalla Guardia di Finanza dalla fine degli anni ’50 all’inizio degli anni ’80, fino a stasera vivrà per l’ultimo spettacolo della ventesima edizione di «Luci sui Forti» poi, anche quest’opera di pregio architettonico, verrà chiusa con lucchetto e catena fino a quando, come succede periodicamente, qualcuno deciderà di spaccare la catena e vivere gli spazi. Centri sociali e punkabbestia spesso vengono ad occupare il forte: portano letti, armadi, mobili di fortuna. Sporcano e imbrattano fino a quando non arriva Amiu a fare pulizia proprio per permettere la rassegna estiva.
Chiuderà lo Sperone e tornerà ad essere teatro solo per coppie in cerca di un’ora d’amore dentro qualche macchina. Che è un po’ lo scenario che si vive passeggiando intorno al sentiero che collega lo Sperone con forte Begato e poi verso Forte Diamante e ancora per Fratello Minore e Puin. In questo inerpicarsi tra i boschi trovi quello che rimane nella segnaletica che un progetto dei Lions regalò agli amanti delle escursioni. Cartelli che indicano percorsi e tempi per raggiungere le fortezze ormai arrugginiti dal tempo e logori, ma unici a darti minime nozioni di quello che trovi lungo il tragitto. Vivere nella natura è difficile percorrendo le mura esterne del Begato viste le continue minidiscariche sulle quali, inevitabilmente, finisci per camminare.
Bombole del gas e una stufetta elettrica fanno da contorno lungo il sentiero che gira intorno al forte. Resti di vecchie persiane e materiale da cantiere riversato tra gli alberi quasi ti impediscono di proseguire il cammino. Il Forte è blindato. Sprangato nella sua entrata secondaria dove venne realizzato un muraglione in cemento armato mai completato e una centralina elettrica devastata dai vandali, l’ingresso principale è chiuso con catena e lucchetto. Forte Begato è anche uno dei più grandi sprechi che la città di Genova possa ricordare.
Ristrutturato con fondi pubblici divisi tra Regione, Comune e Comunità Europea a metà degli anni ’90, dal giorno in cui le imprese hanno consegnato i lavori è rimasto chiuso. Doveva essere la valvola di sfogo della città: ospitare un maneggio, campi sportivi, bar e ristoranti; anche un centro congressi. È una landa desolata data in mano a teppisti che hanno spaccato tutti i vetri delle finestre e bivaccato all’interno delle mura; mentre all’esterno, sui piazzali antistante l’ingresso, tra qualche vecchio mobile, preservativi usati e fazzoletti sporchi trovi solo rovi e sterpaglie. Una ricostruzione costata, intorno al 1995, 13 miliardi di vecchie lire. Ai quali si devono aggiungere i costi per la dotazione di un impianto di videosorveglianza interno che controlla il nulla. Uno spreco davvero difficile da giustificare.
Dove non trovi il ponte levatoio tirato su e le entrate ostruite è a forte Diamante e forte Fratello Minore dove l’abbandono regna sovrano.

Qualche bottiglia rotta in mezzo a intonaci e pietre che si staccano dalle mura, scritte spray che ti tolgono anche la possibilità di sognare ad occhi aperti cosa venne vissuto lì dentro e segnano il tempo che Genova ha perduto.

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