I giudici: «Adesso qualcuno ci aiuterà a scovare il killer»

Napoli Potrebbe sembrare il trailer di un film di camorra o di mafia, uno dei tanti che si trovano girovagando in internet o facendo zapping con il telecomando, invece è la scena, purtroppo vera, di un uomo che viene ucciso a colpi di pistola, da uno dei cento sicari della camorra, che agiscono a Napoli, ripresa dalle telecamere. Non è la spettacolarizzazione del crimine più efferato ad andare in onda ma il tentativo del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico di venire a capo di un omicidio, tra i più eclatanti avvenuti a Napoli, sotto gli occhi di centinaia di passanti, in piazza Vergini, nel cuore del rione Sanità. L’uomo che si accascia, mentre sta fumando l’ultima sigaretta, era un delinquente da «bollino rosso»: Mariano Bacioterracino, 53 anni, una lunga carriera criminale alle spalle. La vittima fu uccisa l’undici maggio scorso da un sicario (aiutato da un complice che fungeva da «specchietto») mentre si trovava davanti a un bar, in attesa, forse, di qualcuno con cui aveva un appuntamento.
In oltre 5 mesi e mezzo di indagini, nonostante l’aiuto di un filmato che riprendeva in volto tutti i protagonisti di questo omicidio, gli investigatori non sono riusciti a identificare il killer e il suo complice, probabilmente incensurati e venuti da un’altra città. Per questo motivo, il procuratore aggiunto Pennasilico, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia per Napoli, ha deciso di desecretare il video in cui sono rappresentate le agghiaccianti immagini della spietata esecuzione di Bacioterracino, legato al clan Misso e condannato negli anni Settanta per l’omicidio di Guido De Martino, figlio del senatore a vita, Francesco, ex leader del Partito socialista, morto qualche anno fa. Con la divulgazione del filmato, gli inquirenti della Dda sperano che qualcuno riconosca l’esecutore materiale dell’omicidio e lo «specchiettista» e si presenti in Procura per riferirne l’identità o qualunque notizia che possa far risalire ai due assassini. E per incentivare qualcuno a dare il nome, un assessore offre duemila euro a chi rivelerà l’identità dell’assassino.
La visione del filmato metterebbe i brividi persino al più esperto degli investigatori. Oltre 4 minuti di scene, di vita normale fino a pochi secondi prima che davanti alla Caffetteria dei Vergini, esploda l’inferno. Bacioterracino sta fumando una sigaretta, appoggiato a un mobiletto. Accanto a lui, a meno di due metri, c’è il complice del sicario, camicia bianca, jeans, in piedi davanti al banco dei gelati.
L’uomo fa segno al killer alla sua destra che deve colpire e si allontana. Entra in scena colui che deve eseguire la missione di morte ma «inciampa» in un imprevisto: una donna che sta uscendo dal bar, impegnata con il gratta e vinci appena acquistato. Il sicario, corporatura robusta, jeans, giubbotto e berretto ben calcato sulla testa, decide di prendere tempo, entra nel locale, arriva fino ai videopoker posti nel fondo della sala, poi, fa dietrofront e ritorna in strada. Uccidere è facile: trova Bacioterracino di spalle, comincia a sparare con la pistola calibro 9 per 21, sembra non volersi fermare mai. Il camorrista si accascia subito, al primo colpo. Poi, altri due, tre, quattro, proiettili, il quinto alla nuca mentre con la mano sinistra, a mo’ di scongiuro, fa le corna. Poi la fuga, a passo svelto, come se nulla fosse accaduto mentre, un papà prende la figlia in braccio e scappa, ma non senza avere dato uno sguardo all’ultima vittima di camorra. È un fuggi fuggi generale in piazza Vergini, il titolare del bar tira giù le serrande del suo locale, una donna, invece, per nulla impressionata dal morto, si china, lo tira per la camicia, quando si accorge che per lui non c’è più niente da fare, riprende la sua strada. Scene che in parte ricordano quelle che documentarono la morte del romeno Petru Birladeandu, ucciso alla Pignasecca, da un proiettile vagante, mentre la folla cercava di mettersi in salvo.

Bacioterracino fu condannato a 12 anni di reclusione per il sequestro De Martino, ma una tragica sorte ha accomunato quattro dei partecipanti a quel rapimento: furono uccisi a colpi di pistola. L’uomo massacrato in piazza Vergini sfuggì all’ergastolo per un omicidio di camorra, quello del boss di Afragola, Gennaro Moccia: fu assolto in corte di Assise.
carminespadafora@libero.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica