Roma - Niente Bossi, nessun ministro, non c’è nemmeno Roberto Maroni sul palco mentre ai Fori Imperiali sfila la polizia. A rappresentare il Carroccio solo i due vicecapogruppo alla Camera e al Senato. Polemica di stagione sulla partecipazione a ranghi ridotti della Lega al 2 giugno. Polemica vecchia, dato che la festa della Repubblica a Roma non è mai stata considerata dai lumbard un appuntamento irrinunciabile. Polemica nella quale neanche Giorgio Napolitano si vuole infilare: «C’erano maggioranza e opposizione. È stata una manifestazione di popolo e di rappresentanza istituzionale assolutamente unitaria. Sono stati invitati tutti. Mancava Maroni? Chiedetelo a lui».
Il capo dello Stato non ha nessuna voglia di aprire altri fronti. Così smorza, riduce, ridimensiona. Il suo appello alla responsabilità dopo la manovra è caduto nel vuoto? Pazienza: «Non fatemi vedere tutto nero, prima di fare un bilancio vediamo come si sviluppa il confronto». Ciampi ha riaperto la pagina delle stragi del 1993, ipotizzando un colpo di Stato? Ma quale golpe, si legge sulla faccia del presidente: «Sono cose di 17 anni fa... Se Ciampi ha percepito un allarme nel 1993, be’, ora siamo nel 2010. Dal punto di vista giudiziario, sono state riaperte le indagini sulle morti di Falcone e Borsellino e sull’attentato all’Addaura e io mi auguro che si faccia chiarezza e che si garantisca la trasparenza dei servizi. Il resto è storia, memoria, riflessioni che si incrociano». Le intercettazioni dividono pure la maggioranza? Non facciamone un dramma: «I problemi sono molto complessi, c’è la liberta di stampa, la libertà di indagine e il rispetto della privacy. Spero ci sia il massimo avvicinamento possibile, penso si possa arrivare a una soluzione accettabile».
Del resto nemmeno Bobo Maroni ha voglia di litigare. «È una giornata di festa e non parlo». Ma spiega che «da tre anni» celebra il 2 giugno a Varese. Niente di male, se non fosse che anche a Varese si crea un caso: il ministro partecipa alla deposizione delle corone, ma la banda dei carabinieri non suona l’inno di Mameli, bensì «Il Silenzio» militare. E un’orchestra giovanile accompagna i momenti salienti della cerimonia con testi di Andrea Bocelli e Gino Paoli. Proteste varie, poi la prefettura ha chiarito che Fratelli d’Italia non è in protocollo. Una spiegazione «risibile», per il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, (Pd): «Maroni ha confuso Bocelli e Paoli con l’inno?». Attacca Luigi De Magistris: «La Lega difende una paccottiglia ideologica». Nel Pdl c’è chi critica e chi minimizza. L’assenza di Maroni a Roma «non è un problema» Maurizio Gasparri: «Anche altre volte è stato così». Secondo invece Gianni Alemanno è «un brutto segnale».
Risponde a tutti Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera: «La Lega era presente sia al Quirinale l’1 giugno,
sia ai Fori Imperiali, con Sebastiano Fogliato e Lorenzo Bodega. Il dibattito va incentrato sulle riforme utili al Paese, prima fra tutte il federalismo fiscale. Ma da nessuna parte chiediamo l’abolizione del Tricolore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.