I maestri italiani gli danno torto

Milano Figurarsi, loro non ci credono mica. Sua maestà Larry King fa l’epitaffio del talk show ma Enrico Mentana e Piero Chiambretti, due che il talk show ce l’hanno nel sangue, vuoi di cronaca vuoi di intrattenimento, lo smontano in quattro e quattr’otto. «È un genere immortale, i giganti come lui spesso tendono a identificare la fine della propria carriera con la fine del genere che hanno reso grande», dice il direttore del Tg di La7. «La sua è una visione catastrofista che mi sembra di difficile realizzazione», conferma Chiambretti. Entrambi parlano velocissimo, entrambi lucidi come al solito. Mentana: «Per quanto riguarda l’Italia, poi, basta accendere la tv in questo momento (intorno alle 14 - ndr) e su sette reti generaliste ci sono almeno tre talk show, quandi quantomeno non ci facciamo dire da Larry King che cosa accade o accadrà in Italia, dove questo tipo di programmi paradossalmente con il tempo è addirittura diventato più democratico. Prima si parlava solo per grande esperienza o competenza: adesso può capitare che un prete parli del Grande Fratello o che una starlette si dilunghi a spiegare l’immortalità dell’anima». «Tutt’al più - aggiunge Chiambretti - si può dire che la gente urla di più persino a casa, figurarsi in televisione: ormai la notizia è che un programma sia sottovoce». E forse questo è il lato che spaventa di più Larry King, uno abituato alla tv vecchio stile. Difatti Chiambretti si addentra nello spiegare la differenza tra ascoltare e sentire, laddove i talk show di Larry King «sono posti dove si ascolta. Larry King approfondisce gli argomenti, invece un altro grande maestro, David Letterman, fa intrattenimento, è più brillante ma non è indimenticabile. Il buon vecchio Larry poteva anche far cadere i governi o scoppiare scandali, l’altro no». Ancora più concreto, Enrico Mentana fotografa un altro lato decisivo: «Se un uomo politico di primo livello vuole presentarsi al grande pubblico, ha ancora bisogno di un talk show». Inoltre, aggiunge, se fosse in crisi il «format», per quale motivo almeno in Italia durano quasi tutti almeno due ore?
In poche parole, alla fine la diagnosi di Larry King sembra davvero esagerata. Di sicuro, anche questo tipo di televisione si evolverà e cambierà in tutto o in parte i connotati.

Ma l’idea di mettere a confronto un po’ di ospiti che parlano scanditi dal padrone di casa è vecchia come il mondo o quasi e quindi difficilmente scomparirà. Tutt’al più, la verità di tutta questa storia è nell’ultima battuta di Chiambretti: «Sarà più difficile sostituire Larry King che cancellare i talk show».

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