I disegni erano il suo «giardino segreto». Lì Giuseppe Fiocco scopriva la nascita dei capolavori dipinti e il primo laboratorio degli artisti. Ne aveva collezionati a centinaia, con particolare attenzione al Settecento veneto. Poco prima della morte nel 1971 li aveva donati alla Fondazione Cini di Venezia, di cui nel 1954 era diventato direttore. Adesso gran parte è esposta nella mostra «I disegni del Professore. La raccolta di Giuseppe Fiocco alla Fondazione Giorgio Cini», aperta sino al 24 luglio ai Musei Civici agli Eremitani di Padova (catalogo Marsilio). La rassegna segue di 50 anni quella allestita nel 1955 nella omonima Fondazione veneziana.
Giuseppe Fiocco, nato nel 1884 a Giacciano (Rovigo), specializzato a Roma in storia dellarte con Adolfo Venturi, docente e soprintendente in diverse città italiane e dal 1929 a Padova, concepiva la disciplina come una complessa struttura di relazioni e scambi tra gli artisti e la loro società. Aveva studiato i maggiori pittori veneti, da Carpaccio a Giorgione, da Paolo Veneziano a Veronese, da Francesco Guardi a Palladio, scoprendo che nei disegni si nascondevano i segreti degli artisti, il momento del primo venire alla luce di unopera.
Nei circa 400 di Giambattista Pittoni, pittore veneziano vissuto dal 1687 al 1767, molti oggi esposti, Fiocco aveva ritrovato il lavoro di unintera bottega, il diario quotidiano di un atelier vivace e affollato: fogli con abbozzi, modelli definitivi, schizzi con dettagli, volti di personaggi. E persino gli strappi, i fori di spillo, le macchie di colore e le note delle spese. Ma anche tecniche e metodi che spesso rivelavano nei disegni opere autonome e che, a poco a poco, finivano per restituire il panorama del disegno veneto tra Sei e Settecento.
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