I NEMICI DEL POPOLO

Per uno di quegli scherzi in cui la storia è maestra, i partiti di sinistra sono detti «progressisti» e quelli di destra «conservatori», quando non «reazionari» nel senso che reagirebbero, magari scompostamente, al progresso guidato dalla sinistra. Purtroppo però l’Italia non ha una sinistra da Paese normale, ma una clonazione guidata dal più potente, articolato ed egemone partito comunista che sia cresciuto in Occidente: un partito che non ha rinnegato nulla ma ha soltanto cambiato più d’una targa sulla porta. Progresso comunque vuol dire andare avanti, magari in modo fantasioso, ma progredire. Mentre l’immagine del conservatore è sempre stata quella di un obeso oscurantista che blocca il progresso perché lo teme: i progressisti, se avete presente Il quarto Stato di Pellizza da Volpedo, sono un popolo in marcia con donne e bambini, la giacca gettata sulle spalle, lo sguardo al futuro.
Soltanto le sinistre-sinistre italiane (il secondo aggettivo nel senso di cupo, che incute paura, appunto «sinistro») sono un popolo che marcia rinculando. Il fatto è che il governo della Casa delle libertà guardava talmente in avanti, realizzando il Mose per salvare Venezia, mettendo in cantiere il Ponte sullo Stretto per collegare finalmente la Sicilia con il grande traffico su ruota al continente, e l’alta velocità per dare all’Italia il suo corridoio veloce con l’Europa industriale, da avere rubato la scena alle sinistre. Imperdonabile.
E allora, tutto il progresso viene distrutto. Fior di ministri «progressisti» come Cento e Ferrero stanno giocando a bowling con le opere della modernità e le buttano giù come birilli, così come Prodi abbatte il rapporto civile fra contribuente e fisco, benché le riforme di Giulio Tremonti abbiano prodotto un gettito fiscale che lo fa sguazzare nell’oro. Il suo, il loro scopo, è punire e tornare indietro, distruggere la riforma Moratti della scuola, troppo avveniristica e moderna; buttare giù a colpi di mazza ferrata tutto ciò che era stato varato e realizzato da Berlusconi per produrre più posti di lavoro; inchiodare all’età della pietra il sistema giudiziario italiano che è semplicemente la vergogna dell’Occidente per tempi, costi e faziosità. Ci fu nell’Ottocento il luddismo, dal nome di un certo Ned Ludd che provocò sommosse contro le macchine perché queste, facendo il lavoro degli operai, ne causavano l’impoverimento. Ma il luddismo fa parte di un passato persino eroico che non ha nulla a che fare con questo governo determinato ad impedire ogni progresso.
Noi avevamo banalmente anticipato che tutto ciò sarebbe accaduto nel momento in cui diventò evidente che Prodi sarebbe stato ostaggio della sinistra-sinistra, quella che fa paura. E che avrebbe lasciato al palo la sinistra riformista, ormai isolata e sola con le sue buone letture e i suoi buoni vini, mentre i regressisti guidano una finanziaria che fa piangere tutti. E poiché tutto questo orrido lavoro nasce dall’odio per Berlusconi, dalla reazione nei suoi confronti e dei veri progressisti, le parti si sono rovesciate: Prodi e i suoi ministri sono ormai dei reazionari ­ se ci consentite un’espressione retrò ­ nemici del popolo.

E ogni giorno che passa, il popolo, e non i soli elettori della Casa delle libertà, scopre di detestare profondamente questo governo oscurantista che mette in fuga i cervelli, i risparmi e i capitali.
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