I peccati delle banche E una crisi che si nutre delle nostre paure

Caro direttore,
Scrivo a lei non per trovare consolazione o giustizia, ma per rendere noto nel mio piccolo, la grande ingiustizia in cui sono rimasto vittima, lo consideri solo uno sfogo con un amico. Il problema credo che non sia solo mio, ma credo anche di moltissimi italiani normali che si alzano al mattino alle 6 per recarsi al lavoro o di molti pensionati.
Tutto e iniziato qualche anno fa, quando mi recai nella mia banca per una operazione finanziaria. Lavorando e risparmiando riuscivo a mettere da parte una piccola cifra mensile e chiesi un consiglio al direttore su dove mettere questo piccolo risparmio, tanto per non lasciarli in conto corrente dove mi davano in interessi un vergognoso 0.1% annuo.
Mi consigliarono di fare un piano di accumulo mensile e aprire una polizza assicurativa, non che si guadagnasse tanto, ma poteva darmi un po’ di sicurezza per la pensione. Purtroppo non avevo la minima idea dove fossero finiti questi soldi, avevo provato a chiedere, ma la risposta fu così fumosa e complicata che non avrei capito in ogni caso, però avevo fiducia nella mia banca. Firmai un pacco fitto-fitto di fogli dove erano scritte in modo tecnico, centinaia di clausole, diritti, doveri e me ne andai tranquillo di avere fatto una buona cosa.
Ho continuato a versare ogni mese questa cifra. Alla fine di ottobre 2008 mi arriva una lettera. Mi informa che il mio capitale ha perso il 33%, per ulteriori informazioni bastava chiedere al direttore della mia agenzia. Mi è crollato il mondo e non sapevo neanche il perché. È scoppiata la bolla immobiliare in America e ha fatto precipitare le Borse di tutto il mondo. Ok, ma io cosa c’entro? Non ho comperato casa, sono in affitto, non ho mutui né debiti da pagare a nessuno, non ho mai giocato in Borsa né al totocalcio, ho sempre contato su quello che mi posso permettere, senza sogni impossibili. Sono andato a parlare con il direttore, che mi ha comunicato che ora il capitale perso si aggira intorno al 45%. Ho pensato di vendere e recuperare quello che mi e rimasto, ma ci sono grandi penalità da pagare, per questo mi consigliano di resistere. Ha un bel dire Berlusconi, che bisogna avere fiducia nel futuro, che non bisogna far calare i consumi, che l’economia si riprenderà e che, forse, tra qualche anno qualcosa si recupera. Ma a quale prezzo?
Se ha avuto la pazienza di leggermi sino a questo punto, la ringrazio, io mi sono sfogato con lei. Ora che le ho trasmesso il mio messaggio, mi sembra di stare già un po’ meglio.

Ho letto e capisco che aveva bisogno di sfogare un po’ di rabbia. Forse i giornalisti servono anche a questo. Scrivono e qualche volta ascoltano. La sua avventura è simile a quella di tanti piccoli risparmiatori. Le banche hanno peccato di trasparenza. Far firmare carte è facile, forse anche i direttori di filiale devono avere la pazienza di spiegare ai propri clienti il destino di quella manciata di risparmi. Se uno sa, poi è libero di scegliere. Non è un peccato rischiare. È poco saggio farlo al buio. Caro signore, lei aveva il diritto di chiedere.

Doveva farlo, senza preoccuparsi di essere noioso o pedante. Non rinneghi, però, l’ottimismo. È l’unica carta che abbiamo. La paura è il nostro peggior nemico. Dobbiamo guardare in faccia questa crisi senza panico. È dura, ma non impossibile.

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