L’idea, in sé, era piuttosto semplice. La Servizi industriali srl, capofila dell’associazione temporanea di imprese che aveva vinto l’appalto per la bonifica del terreno su cui sarebbe sorto il quartiere Santa Giulia, pagava corrispettivi «esagerati» alle società solo apparentemente interessate allo smaltimento e al trasporto rifiuti. Quel sovrapprezzo, poi, tornava indietro sotto forma di denaro «fantasma». Totale, fondi neri per 22 milioni di euro. Il meccanismo, invece, era decisamente complesso. Una serie di società - per lo più di facciata - con sede in Italia e in altri Paesi europei che facevano figurare lavori inesistenti o sovrastimati, e grazie alle quali il denaro viaggiava estero su estero attraverso una complicata sequenza di bonifici bancari. Un sistema scoperchiato dalle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, che ieri ha arrestato cinque persone. Tra queste, l’imprenditore Giuseppe Grossi, a capo della «Green Holding», e Rosanna Gariboldi, assessore nel Comune di Pavia (che ieri si è dimessa dall’incarico) e moglie del parlamentare del Pdl Giancarlo Abelli. Ma dalle carte dell’inchiesta emerge che non c’era solo Santa Giulia da «mungere».
Lo sottolinea il gip Fabrizio D’Arcangelo nell’ordinanza di custodia cautelare. È un passaggio particolarmente preoccupato. Scrive il giudice che «il gruppo Green Holding è impegnato in un nuovo programma di bonifica che riguarda l’area ex Sisas di Pioltello», i cui lavori dovrebbero terminare entro il 31 dicembre del 2010. «La vicenda - insiste il gip - ha intrecci difficili da dipanare e risvolti commerciali e legali non chiari». Ad ogni modo, «l’intendimento di Grossi e dei suoi sodali era di riprodurre in questa nuova bonifica l’operazione già realizzata con il progetto Montecity-Santa Giulia». Per questo, era stata costituita una società con sede a Madeira, la «Admiralty», per sostituire un’altra società fittizia «bruciata» nei mesi scorsi da un’operazione della polizia tedesca. In questo caso, però, a pagare non sarebbe stato un gruppo privato, com’era stato con Risanamento per Santa Giulia, ma lo Stato, attraverso il Comune di Pioltello, quello di Rodano, la Regione Lombardia e la Provincia di Milano. Per dare una misura, sull’area di Rogoredo il costo dello smaltimento dei materiali da bonifica era «lievitato» del 30 per cento, «in assenza - secondo gli inquirenti - di una adeguata giustificazione». «Le modalità di determinazione del prezzo per le operazioni di smaltimento dei rifiuti», si legge ancora, sono determinate «senza qualsivoglia spiegazione economica alternativa, e sembra rispondere solo alla necessità di assicurare un sovrapprezzo necessario per la costituzione di riserve occulte a favore di soggetti allo stato ignoti», per «fini extrasociali, e sicuramente personali».
Ma Grossi, «le cui entrate illecite - scrive ancora il gip - sono talmente vaste da non potersi allo stato definire compiutamente», aveva messo gli occhi anche sull’area ex Falck di Sesto San Giovanni. Ancora una volta, un affare con Luigi Zunino, ex numero uno di Risanamento.
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