I rettori cacciano i ministri dalle Università

Patenti e revisioni: per gli automobilisti stangata da 50 milioni Pedaggi autostradali più cari, Di Pietro frena. E sui precari è caos

da Roma

«Non invitate più i ministri nelle Università». Mentre la vigilia della fiducia sulla Finanziaria al Senato è caratterizzata dalla solita confusione sul testo del maxiemendamento, i rettori degli Atenei italiani alzano il tiro contro il governo. «Il contenuto del maxiemendamento - si legge in una nota della Conferenza dei rettori - dimostra la chiusura e la sordità del governo nei confronti delle esigenze di sopravvivenza delle Università. In segno di forte protesta - aggiungono i rettori - chiediamo di sospendere ogni invito a membri del governo a partecipare a significative manifestazioni nelle Università». Una «protesta sacrosanta», commenta il senatore Giuseppe Valditara (An), a fronte di tagli «che superano i 200 milioni di euro». E giungono critiche anche dai movimenti studenteschi, che paventano aumenti fino al 50% delle tasse universitarie: «Senatrice, non voti la fiducia», chiede Azione universitaria a Rita Levi Montalcini.
Non mancano sorprese dell’ultimo minuto, nel gran caos che circonda il maxiemendamento su cui stasera i senatori votano la fiducia. Antonio Di Pietro smentisce che il testo contenga l’aumento dei pedaggi autostradali, ma allo stesso tempo arriva una «mini-stangata» sulle tariffe delle revisioni di auto e moto. Il ministro delle Infrastrutture spiega che il maxiemendamento contiene un aumento del canone a carico delle società concessionarie, che passa dal 2% al 2,4% dei proventi netti dei pedaggi. «Le entrate provenienti da questo aumento del canone - aggiunge Di Pietro - saranno destinate in parte all’Anas, in parte a un fondo per le infrastrutture ferroviarie». I pedaggi, conclude il ministro, potranno rincarare solo quando ci sarà un effettivo miglioramento dei servizi resi agli utenti: «Per il momento gli aumenti che sarebbero dovuti scattare dal prossimo gennaio sono sospesi».
In compenso, entro il 31 gennaio prossimo, un decreto farà lievitare le tariffe per le revisioni di tutti i veicoli a motore, dalle auto ai camion, alle moto. Questa misura accompagna quella, già prevista, che prevede l’aumento del costo di tutte le operazioni fatte presso gli uffici della Motorizzazione, come il rilascio e il rinnovo delle patenti di guida. Da queste misure il governo si aspetta nuove entrate per 50 milioni di euro. Per automobilisti e motociclisti che piangono, i sindaci abbozzano un sorriso. Alla fine, il maxiemendamento accoglie molte richieste dei primi cittadini e, in particolare, viene inserita la norma cosiddetta «salva Comuni», varata dopo la dichiarazione di dissesto del Comune di Taranto che avrebbe potuto influenzare il rating di altre città. Viene inoltre anticipata al 2007 la compartecipazione al gettito Irpef. Tuttavia, i Comuni saranno esclusi dalla lista dei beneficiari del 5 per mille Irpef che sarà riservato a Onlus, Università e ricerca.
Anche nel capitolo «precari della pubblica amministrazione», la confusione sulle cifre regna sovrana. Francesco Rutelli esclude che coi soldi dei conti bancari «dormienti» (che, è bene ricordare, sono una tantum) si possano assumere 300 mila precari. «Non esiste, non è vero», taglia corto il vicepremier. Ai precari il maxiemendamento concede tuttavia una copertura malattia da parte dell’Inps per un periodo «fino a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro», e comunque non meno di venti giorni l’anno.

Per l’altra parte della piramide del pubblico impiego - la dirigenza - il maxiemendamento prevede un tetto retributivo pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione: 246.801 euro l’anno.
Infine, il presidente della commissione Bilancio Enrico Morando mette la parola fine al «caso pensioni d’oro»: il contributo del 3%, conclude, «non c’è».

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