Dici decadenza e sembra tutto facile. Ma, forse, è fin troppo facile: gli imprenditori assistiti; la bretella Voltri-Rivarolo; i camalli; le Coop; le imprese che chiudono; Cornigliano; Erzelli; il Carlo Felice sempre più infelice; i litigi fra gli industriali, al porto, in università... Tutto vero, tutto sacrosanto.
Ma, vedete, io credo che la decadenza sia anche altro. Che la decadenza sia soprattutto intellettuale. Perchè se non si pensa, se non si esce dai ritornelli del «tutto sbagliato tutto da rifare», forse le cose non migliorano. Abbiamo una sindaco che ha fatto una campagna elettorale allinsegna della «discontinuità», ma lunica discontinuità che possiamo registrare sino ad ora è fra le promesse e le realizzazioni di Marta Vincenzi.
Ecco, in questo quadro, cè una politica di entrambi gli schieramenti (ma, fortunatamente, il centrodestra sta radicalmente cambiando pelle a Genova e in Liguria) che pensa di costruire qualcosa spiando dal buco della serratura delle menti grazie alle intercettazioni. Una politica che preferisce scandalizzarsi perchè ci sono esponenti di partito nei consigli di amministrazione (oibò, che gran scoperta!, ben scavato vecchie talpe) e magari non si accorge dei costi di quelle intercettazioni, tanto spassose da leggere. Una politica per cui la Costituzione è un totem intoccabile, magari un po meno nel primo comma dellarticolo 15, quello che dice: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili».
Dicevo che questa politica e chi le va dietro sembrano non accorgersi che la decadenza di Genova è soprattutto intellettuale. Ad esempio, quando non protegge da una campagna dodio e di aggressione il più grande intellettuale che abbiamo oggi alle nostre latitudini, il cardinale Angelo Bagnasco. E, si badi bene, non parlo da cattolico, ma da laico. Basta parlare due minuti con il cardinale, confrontarsi con lui su temi etici o semplicemente filosofici, per capire che siamo di fronte a un intellettuale di assoluto valore. Anche per chi non ne condivide il pensiero.
E, ribadisco, non è un problema di fede, nè di politica.
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