Gian Battista Bozzo
da Roma
Al primo contatto con Cgil, Cisl e Uil, il governo pigia con forza sul
pedale del freno: nessun aumento dell’età pensionabile, soprattutto per le
donne; nessun richiamo alla «moderazione salariale»; nessuna prevalenza del
risanamento dei conti sulle azioni per la crescita. Romano Prodi promette
che non ci sarà la politica dei due tempi, prima la finanza pubblica poi lo
sviluppo. E Tommaso Padoa-Schioppa assicura i sindacati d’essere stato «mal
interpretato» sulla questione dei salari, affrontata in una recente
intervista sul Sole-24 ore.
Dalla colazione di Palazzo Chigi, i tre segretari confederali escono dunque
rasserenati. Prodi ha detto loro che la situazione «è complicata, ma non è
quella del ’92, dunque i lavoratori non saranno chiamati ad altri sforzi».
«Non ci saranno interventi sulle pensioni - commenta Raffaele Bonanni -. Il
governo ci ha assicurato che tutte le indiscrezioni in materia previdenziale
sono prive di fondamento». Il segretario cislino fa anche la pace con il
ministro dell’Economia, accusato di volere una concertazione a senso unico.
«Abbiamo trovato molto interesse a riprendere la strada della concertazione,
e a mettere insieme le energie per far tornare a crescere il Paese», spiega
Bonanni. La smentita sull’aumento dell’età pensionabile, soprattutto delle
donne, è stata «categorica» (nonostante l’assenza del ministro del Lavoro
Cesare Damiano dall’incontro, mentre erano presenti Pierluigi Bersani ed
Enrico Letta). Quanto alla moderazione salariale, «ci siamo chiariti»,
riferisce Luigi Angeletti. «Non ci sono più spazi di questo tipo - aggiunge
il segretario della Uil - perché i salari sono già troppo bassi».
Per quanto riguarda la manovra correttiva, Prodi e i ministri non hanno
fornito ai sindacalisti né cifre, né dettagli, e neppure indicazioni di
massima. Sulla riduzione del cuneo fiscale il governo farà delle
«simulazioni concrete sul campo», dice Bonanni. I sindacati confermano che,
a loro avviso, almeno la metà del taglio deve andare a favore dei
lavoratori, «e soprattutto - spiega il segretario della Cisl - non devono
essere ridotti i contributi previdenziali, altrimenti si danneggerebbero
moltissimo i lavoratori». Al contrario, il sindacato preme per una rapida
riforma della previdenza integrativa, con l’utilizzo del Tfr. «E - conclude
Bonanni - bisogna abolire lo scalone previsto dalla riforma Maroni», che nel
2008 fa passare da 57 a 60 anni l’età pensionabile con 35 anni di
contribuzione.
La Cgil ha chiesto con decisione a Prodi che venga evitata la manovra in due
tempi: prima risanamento, poi sviluppo. «Il Paese attraversa una fase di
ristagno: la manovra deve tenere insieme sviluppo, risanamento ed equità»,
osserva il segretario Guglielmo Epifani. Per finanziare la manovra, i
sindacati chiedono al governo di puntare alla lotta all’evasione, e si
dicono favorevoli all’eventuale abrogazione del secondo modulo di riforma
fiscale Tremonti, che aveva ridotto le aliquote per i redditi medio-alti.
Prodi, ministri e sindacalisti si sono lasciati dandosi appuntamento al
prossimo 29 giugno. Per allora, il governo dovrebbe avere qualcosa di più
concreto in mano riguardo la manovra-bis e il Documento di programmazione
economica e finanziaria. Dpef e manovra dovrebbero essere varati insieme il
7 luglio, e portati da Padoa-Schioppa alla riunione Ecofin del 10 e 11
luglio.
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