Prima i numeri: la spesa dei comuni lombardi nel 2008 è scesa di 400 milioni di euro, mentre nello stesso anno l’intero comparto della pubblica amministrazione ha aggravato il suo deficit. I dipendenti comunali guadagnano meno di quelli statali e la media dei dirigenti comunali e i 1 ogni 52 dipendenti, contro l’1 ogni 16 nei ministeri. Non solo, i consiglieri comunali ricevono da 13 a 110 euro lordi a seduta, mentre lo stipendio dei parlamentari supera senza difficoltà i 15mila euro netti al mese. E quindi? Quindi sono i ministeri i luoghi in cui si nascondono i veri sprechi e non gli enti locali. Il presidente dell’Anci Lombardia, e sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana è appena uscito dall’incontro con il prefetto Gian Valerio Lombardi al termine della protesta dei 500 sindaci. Trionfante sì, per l’esito della manifestazione che ha organizzato con gli amministratori del Nord contro il patto di stabilità, i tagli ai trasferimenti agli enti locali. Soddisfatto per la disponibilità mostrata dal governo nel cercare una soluzione per venire incontro alle esigenze degli amministratori lombardi e per l’incontro a breve con il ministero dell’Economia. Ma soprattutto convinto di aver portato avanti una battaglia giusta e le cui ragioni sono state condivise da tutti i partecipanti al corteo di ieri mattina. Da destra a sinistra, senza esclusione di schieramento politico.
C’erano tutti ieri in piazza, tutti tranne il sindaco di Milano, Letizia Moratti. «Perché non è qui a reclamare i fondi per il suo Comune e i suoi cittadini?» sbotta il sindaco di Cormano, Roberto Cornelli del Pd. «Lo Stato deve restituire a Milano come rimborso dell’Ici 36 milioni di euro». Le critiche sull’assenza del sindaco arrivano anche dal capogruppo del Pdl a Palazzo Marino, Giulio Gallera. La Moratti ha telefonato a Letta e garantito un incontro tra Anci e il ministro dell’Economia, d’accordo, ma non basta. «Si è attivata per via diplomatica, va bene tutto. L’importante è ottenere un risultato e qualsiasi telefonata autorevole non ha eco e senso senza i 500 sindaci in piazza». Nessun rimpianto per non aver aderito alla protesta, ribatte il sindaco. «Ho sempre lavorato con i sindaci che ho tenuto informati restando in contatto con il presidente Fontana. E il prefetto ha comunicato che ci sarà un incontro con il ministero dell’Economia». Tocca al presidente dell’Anci smorzare i toni a fine giornata: «Ha detto di essere d’accordo con noi e si è data da fare, non in un modo determinato come il nostro, ma con la politica». Quello che conta ora è essere riusciti ad ottenere l’attenzione del governo.
«Da anni subiamo da parte dello Stato tagli economici e l’imposizione di obiettivi di risparmio ormai non più sopportabili - spiega Fontana -. Sebbene la stragrande maggioranza dei comuni lombardi abbia i conti in regola, veniamo trattati come se gli spreconi fossimo noi: ci vengono tolti i trasferimenti, ogni forma di autonomia tributaria, e addirittura ci è stato impedito di investire i soldi che abbiamo risparmiato. Per contro, ad altre città e istituzioni che falliscono perché male amministrate si elargiscono milioni di euro». Il sindaco del Carroccio ricorda gli 80 milioni dati a Roma, i miliardi dati al Sud per il piano sanità e quelli dati al Lazio. «Insomma, quando vedi uno che mangia caviale e champagne e tu stai a pane e acqua, non mi pare proprio giusto».
Lo ripete anche Giorgio Oldrini del Pd, sindaco di Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado alle porte di Milano che così non si può più andare avanti. «Il patto di stabilità è assurdo. Il mio comune è al 34esimo posto tra i più virtuoso d’Italia, e invece vengono premiati quelli che sprecano». Si parla tanto di federalismo, ma secondo Oldrini, non c’è stato mai un governo tanto centralista come questo. «Il 65% degli investimenti li fanno i comuni, tagliare le risorse è una scelta suicida. Tutte le misure sono al contrario. Se un vigile dà una multa su una delle nostri statali, l’incasso va a Roma? È un segnale preoccupante».
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