Tra i soci del paparazzo vip anche un prestanome della mafia

MilanoMancava solo la criminalità organizzata. Ora potrebbe non mancare più. L’ultima tappa della travagliata vicenda giudiziaria di Fabrizio Corona rischia di essere anche quella più imbarazzante. E emerge da una lunga indagine della procura di Milano e dei carabinieri del Ros, che nello scorso ottobre ha portato all’arresto di 75 persone (tra cui due avvocatesse milanesi) legate alle mafie campana, pugliese e calabrese, e al sequestro di beni immobili, esercizi commerciali e imprese edili nel capoluogo lombardo e nella Bergamasca per un valore di oltre venti milioni di euro. È l’inchiesta condotta dal pm Marcello Musso, che nei giorni scorsi ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e riciclaggio. In tutto questo, Corona non c’entra. Eppure, il suo nome spunta nella coda dell’indagine. Tra gli arrestati, infatti, ci sarebbe anche un suo socio d’affari. Una vicenda ancora tutta da chiarire e per la quale non ci sono nuovi indagati.
Il nome è quello di Luigi Girola, 69 anni da Appiano Gentile (Como). Girola, secondo le indicazioni degli investigatori, è l’uomo che riciclava i soldi sporchi della camorra e delle cosche calabresi. È il denaro della droga e dei furti d’auto che viene reinvestito nelle attività edili e immobiliari. È Girola, scrive il pm, che investe 150mila euro di provenienza illecita per «acquistare un immobile nel comune di Garlasco» e «costruire due villette bi-familiari». O ancora, ad acquistare alcuni immobili nel comune di Magenta per 750mila euro. È lui il rappresentante legale delle società «Arco srl» e «Gila srl», attraverso cui passano i milioni della criminalità organizzata. E, stando al nuovo filone d’inchiesta che si sta aprendo proprio in questi giorni e che dovrebbe essere assegnato al pubblico ministero Frank Di Maio (lo stesso magistrato che ha ottenuto la condanna in primo grado di Corona a 3 anni e otto mesi nel cosiddetto processo Vallettopoli), Girola avrebbe fatto affari anche con l’ex fotografo dei vip. Come? Attraverso una partecipazione di minoranza in una delle società di Corona, attraverso cui l’ex paparazzo (che di quella società detinene quasi la totalità delle quote) commercializza una linea di abbigliamento. L’indagine è solo agli inizi, ma gli investigatori sembrano già intenzionati a verificare quale sia stato il genere di investimento fatto da un uomo di fiducia e da un prestanome delle organizzazioni criminali. Se, cioè, anche in questo caso sia stato sfruttato un canale legale - quello dell’attività commerciale di Fabrizio Corona, che del tutto lecitamente mette in vendita il proprio prodotto - utilizzandolo in realtà per «lavare» il denaro sporco.
Per ora, comunque, è solo una traccia.

E Corona, nonostante la recente condanna, un fascicolo aperto dal tribunale fallimentare e dalla procura per il crac della sua vecchia agenzia, e le tante tegole giudiziarie che vanno dal ritiro della patente allo smercio di banconote false, può dormire sonni tranquilli. Fino al prossimo guaio.

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