I soliti pm dal ministro: ascoltato come testimone

Un incontro dai toni soft. Giulio Tremonti è stato interrogato come testimone nell’ambito dell’inchiesta sulle frodi assicurative in cui è rimasto impigliato il suo consigliere politico, Marco Milanese. Milanese, ex ufficiale delle Fiamme gialle in congedo, è accusato di corruzione dalla Procura di Napoli perché avrebbe favorito una banda che organizzava truffe e raggiri in Campania.
Ora, in un’escalation dell’indagine, il pm Vincenzo Piscitelli, lo stesso che in autunno ordinò la perquisizione del Giornale in coppia con Henry John Woodcock, ha deciso di convocare anche il superministro dell’Economia. O meglio, è stato Piscitelli, prima di Natale, a varcare il portone dell’ufficio di Tremonti nella capitale, al quartier generale di via XX Settembre. Un faccia a faccia discreto, sfuggito ai cronisti, e breve: si parla di un’ora, forse anche meno.
Contro Tremonti non c’è nulla e anzi nel corso dell’interrogatorio il guardiano dei conti del governo avrebbe ribadito la propria assoluta estraneità alla storia nel mirino del pm. Resta il fatto che l’inchiesta è salita di livello: di per sé si tratta di una storia di ordinaria criminalità, una gigantesca frode messa in piedi fra Napoli, Malta, Inghilterra e Stati Uniti, ma il pm a un certo punto ha alzato il tiro cercando di chiarire se Milanese abbia coperto l’organizzazione.
L’indagine è partita poco meno di un anno fa e dopo un paziente lavoro di scavo Piscitelli ha chiesto e ottenuto dal gip le manette per 12 persone e il sequestro di beni per 50 milioni. Fra gli arrestati spicca l’avvocato Paolo Viscione, 68 anni, bloccato insieme al figlio Vincenzo. E qui si comincia a capire il nesso che porta a Milanese. Viscione infatti aveva la sua base operativa a Cervinara (Avellino), curiosamente lo stesso paese al centro dell’inchiesta su Pasquale Lombardi e la cosiddetta loggia P3. Ma a Cervinara è cresciuto e ha interessi anche lo stesso Milanese, oggi deputato e vicecoordinatore del Pdl irpino. Dal carcere Viscione senior inguaia Milanese: la cricca avrebbe distratto 30 milioni di euro e Milanese avrebbe chiuso un occhio in cambio di regali. Viaggi, auto, orologi. Accuse pesanti, ma tutte da dimostrare.
Il parlamentare nega ogni responsabilità: «Questa storia non sta in piedi, ma d’accordo con il mio avvocato, il professor Franco Coppi - spiega al Giornale - ho deciso per il momento di non dire nulla. Del resto non sono mai stato interrogato e non ho ricevuto neppure alcun avviso di garanzia. Nulla di nulla». Probabilmente Piscitelli e il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli lo ascolteranno nelle prossime settimane, quando i magistrati avranno le idee più chiare.
Intanto, Piscitelli ha chiesto a un Tremonti molto disponibile delucidazioni sul ruolo esatto ricoperto da Milanese nel suo staff. Non solo: secondo la Repubblica un orologio, un Patek Philippe in oro, regalato da Viscione a Milanese, sarebbe successivamente atterrato sulla scrivania del ministro. Tremonti, a quanto pare, ha negato la circostanza e avrebbe detto di non sapere nulla del Patek Philippe.
Per lunghi mesi, Viscione era stato intercettato e nel corso delle telefonate, come documenta il quotidiano on line Lettera 43, l’avvocato aveva dato giudizi sprezzanti su Milanese: «Io voglio uscire da questa storia perché quando vengo ricattato dalla politica, da questo Milanese per questa storia qua, che si fotte i soldi, io non voglio più averci a che fare. E se stanno i telefoni sotto controllo è buono che il magistrato che ascolta mi chiama e io gli racconto per filo e per segno».
Poi, interrogato nel carcere di Benevento, Viscione non si sarebbe tirato indietro, avrebbe sostanzialmente ammesso le proprie responsabilità e avrebbe chiamato in causa anche altre persone, fa cui lo stesso Milanese: «Sono stato un pessimo imprenditore. Ma sono stato rovinato anch’io, da altri».
Insomma, l’inchiesta segue gli intrecci della cricca che faceva capo all’avvocato irpino, ma prova anche a illuminare eventuali responsabilità romane. Milanese è un personaggio dal curriculum molto lungo. Arriva ai vertici della segreteria di Tremonti nel 2003. L’anno dopo si congeda dalle Fiamme gialle. E comincia ad accumulare incarichi su incarichi: diventa consigliere politico del ministro, docente alla Scuola di economia e delle finanze; membro del consiglio di gestione dell’Agenzia delle entrate e di diversi organismi di vigilanza. Nel 2008 lascia tutte le poltrone e diventa deputato, eletto nella circoscrizione Campania 2, la stessa dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Ottiene alcuni incarichi nel partito: entra nel Comitato economico del Pdl, presieduto, naturalmente, dallo stesso Tremonti.

E si vede affidare dal ministro un progetto molto importante: quello della Banca del Mezzogiorno. Non solo: Milanese ha trovato pure il tempo per studiare, si è laureato in legge ed è diventato avvocato. Una carriera brillante che ora deve fare i conti con l’indagine napoletana.

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