I telegiornali Rai? Lontani dall’Europa «Troppo spazio alla politica e alle liti»

Gli insulti, le liti a distanza tra i politici a suon di dichiarazioni incrociate di fronte alle telecamere: un vizio italiano, altrove forse non esisterebbero neppure. Perché nel resto d’Europa - o almeno in Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna - i tg, alla politica, dedicano meno della metà dello spazio: il 16, 5 per cento appena, contro il 34, 8 per cento dei Tg Rai di casa nostra, almeno dieci minuti per ogni edizione. E, dove spazio non c’è, anche la polemica muore.
I dati sulla bulimia di informazione politica nei telegiornali italiani arrivano dall’Osservatorio di Pavia, che ieri ha presentato a Roma, in Rai, i risultati della ricerca su «Politica e giornalismo nei telegiornali Rai», un’indagine su 14 Tg di Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania effettuata dal 21 al 27 luglio e dal 15 al 21 settembre 2008. L’Osservatorio ha scandagliato Tg1, Tg2 e Tg3 per l’Italia, Bbc One per la Gran Bretagna, e ancora i telegiornali di France 2 (Francia), Tve (Spagna) e Ard (Germania). Risultato: gli italiani, con i telegiornali Rai, fanno indigestione di politica.
Il problema non è solo la quantità, ma anche la qualità. Come chi, malato di bulimia, ingoia senza freni tutto ciò che è commestibile, anche i Tg, più che di riflessioni, hanno fame di «esternazioni» (il 55 per cento contro il 25,4 delle testate europee), tanto meglio se innescano polemiche (il 41,6 per cento trovano spazio, mentre all’estero volano agli onori delle cronache solo per il 20,7 per cento). Del resto, nei quattro Paesi presi in esame, il primo politico che passa davanti a microfoni e telecamere non ha affatto diritto di parola: gli unici a fare dichiarazioni sono i leader.
I direttori dei Tg Rai si sono offesi. E hanno tentato di difendere le loro “creature”. «È una ricerca seria ma va studiata bene - ha detto Gianni Riotta (Tg1) -. Mi chiedo se dal punto di vista semantico il dito di Bossi sia un’azione o un’esternazione». Il direttore del Tg2, Mauro Mazza, ha rimarcato che i Tg ora «sono molto migliori di 40 anni fa», mentre Antonio Di Bella (Tg3) ha posto l’accento sulla necessità di «rappresentare anche le forze non rappresentate in Parlamento».
Nessuna meraviglia, invece, dal direttore generale della Rai, Claudio Cappon: «I dati non sono sorprendenti. Questa è solo la prova scientifica di alcune cose che intuivamo.

Se ci comportassimo come altri Paesi, però saremmo censurati, in Italia ci sono diversi parametri, se facciamo un’informazione unipolare non possiamo fare il contraddittorio, dobbiamo metterci d’accordo su cosa si vuole dal servizio pubblico». Per il presidente della Rai Petruccioli, invece, va «ripensato» il «tipo di offerta e di informazione che si dà sulla politica».

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