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I «tormenti» di Inter e Roma ridono solo Napoli e Lazio

Sciopero a parte, non mancano le spine a questo campionato che deve ancora aprirsi al suo mesto e malinconico debutto e al calcio italiano per la prima volta pronto a partire con la Nazionale (si comincia venerdì contro le Far Oer e si replica il martedì successivo a Firenze contro la Slovenia). Sono le spine rappresentate da inquietanti deficit di doppia natura, economica e tecnica, che rendono ancora più incerto il panorama e confuso il breve tragitto che deve condurre tutti alla scadenza prossima del calcio-mercato. Solo Napoli (che ha perfezionato il capolavoro con il prestito di Pandev) e Lazio possono esibire un rendiconto altamente positivo, soddisfatte le rispettive tifoserie (in 60 mila a Napoli per l'amichevole col Palermo e la presentazione dei nuovi acquisti), mentre il Milan può puntare, in mancanza di autentici fuochi d'artificio, sulla supercoppa di Pechino e sull’esito ancor più incoraggiante del trofeo Luigi Berlusconi per legittimare l'ottimismo del suo staff. Dal resto della compagnia giungono invece solo echi di insoddisfazioni diffuse (di tifosi e tecnici) e promesse generiche di correzioni in corsa.
Intendiamoci: fosse per Allegri, la perdita secca di Flamini lo indurrebbe a reclamare un altro sforzo da concentrare in centrocampo. E invece l'intesa perfetta con Galliani da un canto e la consapevolezza dei freni di casa Fininvest lo hanno indotto a considerare “strachiuso“ il cancello di Milanello. Meglio essere realisti di questi tempi magri.
Più tormentata invece risulta la vita nell'altra Milano, all'Inter insomma. Qui l'arrivo di Forlan all'Inter, risposta prevista per la partenza e la perdita secca di Eot'o, non è in grado di capovolgere lo stato d'animo del popolo interista, abituato nel passato a sontuose campagne di potenziamento. Anche Gasperini, che pure non è certo un tipo pretenzioso, ha confessato qualche perplessità rispetto all'entusiasmo dei primi giorni vissuti ad Appiano Gentile. Sul punto è meglio essere precisi: nessuno, da Moratti a Branca, ha mai promesso un mercato d'altri tempi, semmai è stato in anticipo annunciato un sacrificio per puntellare il bilancio e prepararsi meglio al fair-play finanziario di Platini. La differenza è una sola: al posto di Sneijder, è partito Eto'o, anche questa volta (come accadde l'anno prima con Maicon e Balotelli) la scelta è stata dettata dalla convenienza economica della trattativa.
Con la valigia in mano è ancora Beppe Marotta, alle prese con un completamento del puzzle juventino che pone due grandi difficoltà: l'impossibilità di raggiungere top players, a causa delle valutazioni fuori budget, la lentezza con cui si riesce a procedere nel taglio di stipendi eccellenti dalla rosa. Antonio Conte è il primo a tenere aperto il cellulare in attesa di buone nuove dal fronte ma non è l'unico. Perché nella Roma giallorossa i contrasti evidenti tra il nuovo management, schierato dalla parte di Luis Enrique, e il capitano Totti sostenuto in modo convinto, dal popolo dei suoi tifosi, minacciano di trasformare il cambio di proprietà in un vero e proprio tormento. I primi risultati non hanno puntellato la fiducia riposta nel giovanissimo allenatore spagnolo. Talune scelte (Borriello) lo hanno di fatto reso ancora più fragile, la sostituzione di Totti e le frasi dedicate al capitano, hanno ormai provocato una frattura che non sarà semplice ricomporre.
Venti di fronda anche a Palermo, con un altro deb in panchina, Pioli, a Firenze dove ci sono troppi nodi da sciogliere a poche ore dalla chiusura del mercato (Montolivo, Gilardino), per sorvolare su Bologna.

La conseguenza, al momento, più scontata è la seguente: una corsa affannosa al prestito, gratuito, e a reclutare qualche calciatore straniero di origine semisconosciuta.

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