Ibra, bomber con la valigia «Che altro posso vincere qui?»

(...) Balotelli nella sua metà campo, alzare gli occhi per cercare lo Zlatan e quindi palla al piede scegliere il sentiero che portava verso lo svedese, anche se era il più impervio. Visto anche Balotelli mandare a quel paese in bresciano stretto il collega più illustre dopo essersi svenato per passargli la palla, peraltro senza riuscirci: «Cosa devo fare? Cosa devo fare...? - ha ripetuto Mario -. Ma vaffan...». Eravamo nel secondo tempo, Ibra aveva già fatto il primo, voleva quello della vittoria. Non per la squadra, per sé. Gira la voce che una punta, se è una vera punta, deve essere egoista. A Ibra non c'è bisogno di ricordarlo. Cambiasso ha giocato una partita memorabile, gol a parte. L'argentino passa per uno di quelli che contano tantissimo dentro lo spogliatoio, eppure anche lui alzava gli occhi e cercava lo Zlatan. Dopo neppure un quarto d'ora, di sinistro gli ha messo un pallone dietro a tutta la difesa atalantina, una specie di rigore che lo svedese non ha fallito. Alla mezz'ora si è ripetuto e glielo ha depositato in area piccola, in una selva di gambe, e qui Ibra a fallito. Tutti hanno cercato di mandarlo in gol, Stankovic al 13', Balotelli al 19', Muntari al 35', e si parla di palle nitide. Nonostante questo lo Zlatan è riuscito a prendersela con tutti, troppo lunga o troppo corta, troppo alta e troppo bassa, nel crogiolo c'è finito anche Javier Zanetti che c'è rimasto malissimo e per un po' è rimasto in un angolo col broncio. Per fortuna l'Atalanta è scesa al Meazza per giocare, squadra allegra con Consigli in vena di scherzoni: suo il primo regalo sul quale Muntari va col destro e apre l'ultima rappresentazione. Sette gol, due traverse e due reti annullate, mica male, con Josè Mourinho che cede la sua panca a Bernazzani ma si sbraccia più che a Old Trafford.
L'Inter ha pagato tantissimo la marcatura di Plasmati con Cordova che gli concedeva almeno una decina di centimetri, Doni ha passeggiato per il campo e nel frattempo ha messo dentro una doppietta, Crespo ha segnato un gol in fuori gioco millimetrico e colpito una traversa, Muntari ha sforbiciato in area e l'ha messa a fil di palo mentre il guardalinee Ponziani gli sbandierava un fuori gioco che chiedeva vendetta. Il gol di Cigarini è stato improvviso e ha colto Julio Cesar distratto per la prima volta in tutta la stagione, Padoin ha preso una traversa e si è mangiato un gol impossibile. Insomma è stata proprio una bella festa, dove si sono divertiti tutti, con Figo che un minuto prima dello scadere del primo tempo ha salutato San Siro, ma è stato l'omaggio della gente sul prato la parte più bella del suo addio. Tutti volevano toccarlo, lisciarlo, dirgli qualcosa, Luis non ha fatto scene, non è neppure andato sotto la curva ad applaudire, si è solo avvicinato un po', perché a San Siro non ci sono figli e figliastri.
Intanto lo Zlatan era sempre più arrapato, le notizie davano Di Vaio e Milito pronti a soffiargli lo scettro, e l'Atalanta era sul 3-3.

Un finale così non se lo aspettava neppure Josè Mourinho, è successo quando ormai la gente inizia a uscire dalla scimmia della partita e pensa al lunedì: palla in mezzo fra Garics e Talamonti, c'è Ibra, colluttazione, ci si mette anche Coppola, magia, colpo di tacco spalle alla porta: Ibra 25 gol, capocannoniere, Inter-Atalanta 4-3. Ma non è solo per questo che Ibra tiene ancora tutti sulla punta dei seggiolini.

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