Ibra rosica un po. Qui rischi la solita figuraccia internazionale. Mentre per gli altri è pronta la grancassa. Qualcuno se lè meritata. Dici goleador e pensi a Drogba che, appena entrato in campo, ha infilato la rete che vale il mondiale alla Costa DAvorio. Dici Etoo e ripassi lassist che ha permesso al Camerun di segnare il 2-0, eliminare il Togo e continuare a sperare. Anzi è quasi fatta. Dici Cristiano Ronaldo e ricordi che la prima rete del Portogallo è nata da un suo tiro. Peccato abbia lasciato la compagnia per una distorsione. Non potrà dare man forte (starà fermo un mese) nellultima partita contro Malta: quella in cui conterà solo vincere. E a quel punto il cinque stelle del Real potrà fare un bel maramao al mister muscolo del Barcellona che laltra sera ha rischiato di beccarsi qualcosa sulla testa dai suoi tifosi infuriati, ma con scarsa mira.
Con quella faccia un po così, anche un po sconvolta, Ibrahimovic è pronto a raccontarci la solita storia di illusioni perdute: dopo cinque edizioni di fila tra europei e mondiali, la Svezia rischia di restare a casa perché ha perso una partita di troppo e Ibra è tornato linfallibile premio oscar dei buchi nellacqua. Diciamolo anche un mangia allenatori: Mancini ha perso il posto allInter per certe nefandezze viste contro il Liverpool. Mourinho se nè sbarazzato prima di fare la stessa fine. Lars Lagerback, il ct svedese, ha già annunciato che mollerà la panca se toccherà al Portogallo giocarsi lultima possibilità di andare ai mondiali al posto dei suoi fustoni dordinanza. La Svezia se la vedrà con lAlbania eppoi darà unocchio al risultato di Portogallo-Malta. A onor di football tutto dovrebbe essere chiaro. Al posto di Lagerback dovrebbe arrivare Sven Goran Eriksson. Guarda caso, un amico di Mancini. Vedi i casi della vita!
Vero, conta la squadra non il singolo. E la Svezia lo ha sempre dimostrato. Ma Ibra è un soggetto da psicanalisi: comunque vada, non è mai un successo. Le sue débâcles internazionali sono inversamente proporzionali ai danari che riesce a spuntare alle squadre di club. Più va giù, più quelle tirano su lo stipendio. È un bel vivere. Ma ci vuole una faccia da schiaffi, nel senso di prenderli più che darli. La fragilità internazionale dello svedese ha pochi ricordi nella storia (ovviamente parliamo di gente che ha fatto storia nel pallone) e questo sarà un modo per entrarci. Zidane, per esempio, ha avuto qualche problemino, ma quando si è tolto di dosso la maledizione ha realizzato i gol che valgono celebrità e immortalità. Questanno Ibrahimovic si è rifugiato nel Barcellona. Ideale, ha pensato lui, per provare a mettere un limite alle sconfitte personali e invertire la tendenza. Il futuro dirà. Per ora cè qualche dato raggelante. Vedete un po come se la passano in nazionale i tre uomini doro del Barça: Messi si giocherà la qualificazione contro lUruguay, una sorta di sfida allOk Corral. Henry ha acchiappato, con la Francia, la posizione da play off. Ma gli spareggi sono sempre una belle roulette. E Ibrahimovic è quasi fuori.
Cè da uscirne con le ossa rotte e un dubbio: sarà per caso contagiosa linfluenza Ibra? In tal caso esiste un solo vaccino. Meglio non esagerare con la dietrologia scaramantica. Ma se quelli del Real vanno come spie, sicuri che il Barcellona non soffrirà: Kakà è già qualificato al mondiale da qualche tempo, Raul pure, Cristiano Ronaldo sta per farcela. E Benzema? Vedi alla voce Henry.
Una ragione in più perché Ibra rosichi e si strugga in quelle battute acidine che sono il segnale del nervosismo. «Se non si tira in porta, non si fa gol». Probabilmente lo diceva a se stesso davanti allo specchio. Da Ibrahimovic tutti si aspettano quel che Drogba, Etoo e compagnia viaggiante propongono nelle sfide che contano: gol pesanti.
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