Idea: la moviola in curva

Basta con questa storia della moviola in campo. Propongo la moviola in curva. Lo stadio non è una chiesa ma non può essere diventato nemmeno una discarica, la zona franca dove è permesso e giustificato tutto, nel nome dello spettacolo e della partecipazione

Idea: la moviola in curva

Basta con questa storia della moviola in campo. Propongo la moviola in curva. Non se ne può più di vedere la gomitata di Felipe Melo, l’entrata sporca di Materazzi, il fallo da dietro di Ambrosini, il fallo furbastro di Henry, la sceneggiata di Lavezzi, tutta roba classica del football moderno, così come i primi piani dalle tribune autorità per osservare le espressioni anonime di Blanc, quelle incontrollate di Galliani, le sciarpe al collo di Della Valle, gli occhiali da sole di De Laurentiis, l’impermeabile giallo di Spinelli, è tutto un cinematografo, tra spider cam, riprese dal basso, dall’alto, di fianco, slow motion.

E loro? Gli sciagurati che lanciano i bengala? I fratelli scemi che tirano giù un motorino? Quegli altri che mingono? Gli spacciatori di fumo e altre droghe? Quelli che insultano Balotelli? Quelli che comunque devi morire o figlio di puttana? Quelli non li vediamo mai, sono anonimi, il nostro meraviglioso pubblico, il dodicesimo uomo in campo, come si fa a giocare a porte chiuse, non è calcio, «sotto la curva, venite sotto la curva!». In questi casi le telecamere svolgono un altro lavoro, servono all’osservatorio del vicinale (mi fa venire in mente il medico primario, osserva, ascolta, decide e riscuote), servono alle forze dell’ordine che controllano ma non intervengono oppure servono per confezionarci su una bella trasmissione: «striscia lo striscione», dai, mostriamo le loro idee e le loro parole, anche quelle volgari, gli insulti e le allusioni, fa audience, non aspettano altro, vogliono un secondo di gloria e di boria prima di rientrare nel loro grigiore quotidiano.

Martedì sera al Camp Nou di Barcellona gli spettatori erano circa centomila. Avete visto volare un bengala? Avete udito lo sparo di un mortaretto o di una bomba carta? Avete memoria di striscioni e affini? No, eppure i catalani sono gente tosta, così come gli inglesi o i tedeschi che riescono ad andare allo stadio senza l’attrezzatura dei nostri bastardi senza gloria. Ecco perché è arrivata l’ora di girare le telecamere verso queste fette di pubblico, la moviola in curva, nei distinti, nei parterre, anche nelle cosiddette o sedicenti tribune d’onore, perduto. D’accoro, lo stadio non è una chiesa ma non può essere diventato nemmeno una discarica, la zona franca dove è permesso e giustificato tutto, nel nome dello spettacolo e della partecipazione.

La moviola serva a togliere i passamontagna a questi tipi, serva a farci scoprire che sono forse i nostri vicini di casa, quelli che giocano con i nostri figli, o forse lavorano in banca o sono commessi, o manager di finanza, infermieri, gente comune che al fischio di inizio, ma anche prima, l’importante che un pallone rotoli, abbandonano il posto di lavoro e ritornano nel loro zoo credendo di essere nella libera foresta, ululano, vomitano, si drogano, spacciano, fanno propaganda politica senza sapere nemmeno che differenza ci sia tra Stato e governo, odiano l’avversario nero ma non il proprio idolo che ha lo stesso colore della pelle, agitano le banane perché l’hanno visto fare ai loro sodali britannici ma accadeva trent’anni fa, ora se qualcuno a Londra o dintorni ci provasse verrebbe inchiodato sul posto.

È il calcio, bellezze, è quello che abbiamo seminato e oggi raccogliamo, è il campione che ogni tanto deve fare una visitina in curva perché altrimenti è sotto ricatto gli tagliano le gomme dell’automobile, è il dirigente che deve distribuire biglietti omaggio perché altrimenti anche la sua vettura ha bisogno di un gommista. Sky, Mediaset, Rai, La 7, qualche emittente locale o regionale, vediamo chi saprà fare il primo passo, anzi la prima inquadratura, senza alibi sulla privacy, perché questa è una balla colossale.

Sarà un bel film, con molti personaggi e interpreti,

tutti già noti alle forze di polizia (si dice da sempre così) ma finalmente noti anche al resto degli italiani. Sento le note di una canzone cubana, dal titolo Guantanamera: «Sotto la telecamera, venite sotto la telecamera».

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