La Iervolino fu avvisata: «Con Romeo la rovina»

RomaEra il 20 maggio del 2004, giunta di Napoli guidata dal sindaco Rosa Russo Iervolino, gestione del patrimonio immobiliare nelle mani, da sei anni, della Romeo spa. Oltre quattro anni fa. Il nome ora al centro dell’inchiesta di Napoli su appalti e tangenti, un nome che sta aprendo nuovi filoni d’inchiesta anche a Roma, quello dell’imprenditore Romeo, compariva già in una relazione molto dura della Corte dei conti: «Indagine sulla gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli». Un documento di allarme, rimprovero, avvertimento dei giudici contabili. Un avviso alla giunta: se continuate così, se non cambiate il contratto con questa società, i vostri immobili vanno alla rovina e i vostri soldi saranno sperperati.
Per capire il contenuto di questo documento del 2004 si può partire proprio dalle conclusioni: «Si rende necessario segnalare l’esigenza non più rinviabile - scrivevano i giudici della Corte dei conti - di procedere a una rapida e radicale inversione di tendenza da parte dell’amministrazione» napoletana per evitare «un grave pregiudizio per il bilancio comunale» sulla gestione del patrimonio immobiliare.
La Romeo lo amministrava dal ’98. Vista l’imminente scadenza del contratto(nel 2005), la Corte consigliava quindi «un’attenta analisi» sull’opportunità o meno di rinnovarlo, oppure «di fissare delle condizioni che consentano all’amministrazione di riappropriarsi del ruolo di indirizzo e controllo». Questo perché affidare all’esterno, ossia alla Romeo, la gestione dei locali pubblici «non sembra aver comportato effettivi risparmi in termini economici-finanziari, né tantomeno apprezzabili benefici» per il Comune di Napoli.
Le tabelle della relazione mostrano le voragini di quel patrimonio immobiliare. Un «saldo gestionale» passato da meno 3 milioni e 200mila euro nel 2001 a meno 15 milioni nel 2002. Un collasso della gestione profondo che avrebbe potuto addirittura comportare «un inevitabile ricorso a ulteriori forme di tassazione a carico della collettività» per «ripianare le perdite derivanti da tale settore», l’avvertimento alla giunta Napoletana contenuto nel documento.
Nella relazione si calcolava che oltre a un «corrispettivo annuale per la Romeo pari a 5.444.571 milioni di euro», si è aggiunto «un esorbitante ammontare delle spese di manutenzione straordinaria» che «hanno costretto addirittura l’amministrazione a stipulare un contratto di mutuo con la Cassa depositi e prestiti». Per oltre 15 milioni.
La Corte dei conti dava le colpe di queste supermanutenzioni sia al Comune di Napoli sia alla Romeo: «Sintomo di carenze sia degli uffici del settore patrimonio sia della società Romeo nel provvedere in modo tempestivo e periodico alla manutenzione degli immobili».
Nel 2004 la relazione contava 12mila occupazioni abusive («circa 7.500 per il patrimonio indisponibile e 4.500 per il patrimonio disponibile»), su 53mila immobili. Calcolava che le morosità, gli affitti non pagati, erano passate da 8 milioni e 752mila euro nel 2001 a quasi 11 milioni nell’anno 2002, quando uno dei compiti della Romeo doveva essere proprio quello del recupero delle mensilità degli inquilini non in regola. Non esisteva «un piano ben preciso per consentire il rilascio degli immobili abusivi» e le azioni giudiziarie di rilascio sono appena 38...», si legge nel documento.
La Corte consigliava quindi all’amministrazione guidata dal sindaco Iervolino di «esercitare maggiormente e più efficacemente la propria vigilanza sulla gestione patrimoniale affidata alla Romeo».
Suggeriva anzi, visto lo scarsissimo rendimento di questa gestione, di «rinnovare il contratto» con la società «subordinando parte del corrispettivo» a una «previa valutazione» da parte del Comune «di una intensa e proficua attività di recupero egli immobili».

Se le case abusive o occupate da affittuari morosi non vengono in parte recuperate, scrivevano i giudici, il Comune potrebbe non assegnare alla Romeo una parte dei soldi dovuti. La giunta di Napoli rinnovò il contratto. E Alfredo Romeo è ora in carcere per presunte tangenti.

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