da Milano
«Avevo lasciato una Regione con un indebitamento accettabile. Adesso la situazione è disastrosa, si è passati dai 706,36 milioni di euro del 2002 a 1.617,02 milioni di euro del 2008, più 128,9 per cento, roba da repubblica argentina. Almeno si trattasse di indebitamento virtuoso. Invece qui, in questi anni, non si è fatta neppure un'infrastruttura, solo immagine del presidente con distribuzione di fondi a pioggia. Ma i friulani se ne rendono conto... ».
Non lascia spazio a equivoci il biglietto da visita di Renzo Tondo, deputato di Forza Italia uscente candidato del Pdl alla presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia. Incarico non nuovo per Tondo che è già stato presidente per due anni, prima del «caso Guerra» e dell'elezione di Riccardo Illy. E proprio come anti-Illy l'onorevole Tondo si presenta, consapevole com'è che in Friuli - dove il 13 e 14 aprile si vota pure per la provincia di Udine - la partita più importante, quella per la guida della Regione, si gioca tutta sulla capacità di convincere gli indecisi di area moderata, stimati intorno all11 per cento. Una battaglia importante. Non a caso Silvio Berlusconi proprio a Udine, l'11 aprile, chiuderà la campagna elettorale.
«Quello che voglio far capire ai cittadini del Friuli - dice Tondo - è che fare una scelta di campo è importante. Chi vota centrodestra qui trova pienamente ragioni di coesione, sono con me l'Udc, i Pensionati e anche la Destra, che pure non ha lista. Chi vota Illy deve invece sapere che vota pure per Rifondazione comunista. Almeno Veltroni ha avuto il coraggio di smarcare Pecoraro Scanio, Giordano e compagnia. Qui invece abbiamo persino l'assessorato alla Pace, concessione alla Sinistra arcobaleno. Sa quale sarà il mio primo atto se diventerò presidente? Lo abolirò, e istituirò un assessorato alla Sicurezza. Servono atti concreti, non demagogia».
Non teme che l'alleanza solo per le Regionali con l'Udc possa creare confusione negli elettori?
«Assolutamente no. Chi vota centrodestra in Friuli trova un fronte coeso, non ci saranno equivoci».
Lei si presenta come lanti-Illy...
«Siamo del tutto opposti, io sono figlio di questa terra, sono un piccolo imprenditore (ha un ristorante e un'attività alberghiera, ndr) che conosce bene la realtà friulana. Illy è un plutocrate prestato alla politica. Il dato relativo all'indebitamento, ricavato dal bilancio regionale attraverso uno studio che abbiamo commissionato ad un docente della Bocconi, mi sembra eloquente. La corretta amministrazione, la pulizia morale sono tutte operazioni di immagine. Illy è un grandissimo comunicatore, ma gratta gratta sta lasciando una situazione disastrosa. In soli cinque anni ha realizzato da solo il 50 per cento di indebitamento di tutta la storia della Regione. È una situazione difficile».
Scusi, onorevole Tondo, ma chi glielo fa fare? Lei era deputato, poteva restare a Roma...
«E probabilmente potevo diventare anche sottosegretario. È quello che dice mia moglie. Ma mio padre mi ripeteva sempre: "Nella vita devi fare quello che senti". Ecco, mi ha spinto a candidarmi la voglia di stare in mezzo al mio popolo, il rispetto per la gente della mia terra».
Quali sono i principali problemi da affrontare?
«Il filo conduttore del mio lavoro si può schematizzare nelle tre "i": internazionalizzazione, innovazione e infrastrutture. L'internazionalizzazione di Illy è stata solo tartine e caviale, io invece lavorerò per le infrastrutture nei Comuni, per fare di Trieste il porto d'Europa, per l'apertura a Est con la Tav. Fare infrastrutture qui non è utile solo al Friuli: questa regione non è più un punto di frontiera, ma è il centro dell'Europa, la punta verso un mercato dell'Est che si sta aprendo e che crescerà».
Quali sono le principali infrastrutture sui cui puntare?
«Il passante di Mestre è già partito, e questo grazie a noi. C'è da ripensare la rete ferroviaria.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.