nostro inviato a Levico Terme (Trento)
Talmente inaspettato da far balzare sulla sedia il segretario generale Raffaele Bonanni e risvegliare i giornalisti assopiti sulle balle di fieno che la Cisl locale aveva preparato nel parco di Levico Terme, dove si tiene la festa nazionale. Il fatto è che tutti si erano preparati ad assistere a un dibattito sulla democrazia economica. E si aspettavano, al massimo, una qualche schermaglia sui rinnovi dei contratti. Poi la contestazione al ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha cambiato le sorti della kermesse.
L'esponente del Pdl - è bene notarlo - non è stato fischiato mentre parlava di temi economici. I toni si sono alzati quando Sacconi ha fatto capire che il ritorno in piazza del Pd non farà cambiare strada al governo, nemmeno sulla giustizia. «Dovremmo fingere di non vedere che con una mano si dialoga e con l'altra si ricorre ad una giustizia politicizzata?». Qui i fischi. Veri, ma a macchia di leopardo. Alcuni provenienti dalle categorie della Cisl più vicine al centrosinistra. Pensionati e metalmeccanici. Altri dai pochi che si sono presentati senza cappellini e gadget del sindacato. Tanto che poi Sacconi ha spiattellato dal palco quello che molti iniziavano a ipotizzare: «Sono venuti per quello che viene dopo». Dove «quello dopo», con claque al seguito, è Antonio Di Pietro, ospite al dibattito successivo. L'ex Pm in effetti non si è smentito sostenendo tesi speculari a quelle di Sacconi. In sintesi: non si può discutere con «chi vuole fare il lupo e vuol dialogare con l'agnello». Anche in Valsugana, pesa quel cambiamento nel clima politico di Roma che fa preoccupare Bonanni. E sul quale, invece, Di Pietro rivendica il diritto d'autore: «Dal primo giorno - ha detto ai cislini - abbiamo detto che conoscendo il caimano-Berlusconi non ci potevamo fidare delle sue affermazioni». Situazione sfuggita di mano al leader della Cisl. «La Cisl unisce non fischia. Chi fischia non è della Cisl», ha tuonato dal palco. Poco dopo Bonanni ha confermato la stima all' «amico Maurizio Sacconi». E condannato le manifestazioni «incivili». Non la contestazione perché «la Cisl è pluralista», ma i fischi sì, perché - ricordavano altri sindacalisti - «a quelli il nostro sindacato è sempre stato allergico».
Nell'eccitazione mediatica è anche scoppiato un caso-vaffa. L'espressione grillina è stata attribuita al Sacconi infuriato. Lo stesso ministro ha lasciato intendere che un qualcosa all'indirizzo della claque dipietrista può essergli scappato. Ma qualunque cosa, deve essergli stata letta nel labiale. Uno sfogo, insomma, lontano dal microfono e sicuramente non rivolto agli iscritti della Cisl.
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