Una conferenza nazionale sulla politica dellimmigrazione verrà convocata in Germania dal cancelliere federale Angela Merkel prima dellestate. Dal momento che si dovrà pur a un certo punto arrivare anche in Italia a una riflessione non casuale sul tale problema, quanto emergerà in tale circostanza potrà essere un utile punto di riferimento anche per noi.
Oltre a essere il più popoloso Paese europeo, la Germania è anche quello ove maggiore è la presenza di immigrati stranieri, soprattutto turchi e curdi, e di loro immediati discendenti: i primi sono circa 6 milioni e 700 mila, e i secondi 7 milioni; nellinsieme oltre il 16 per cento della popolazione residente (in Italia lanaloga percentuale è del 5 per cento circa).
Gli attentati alla metropolitana di Londra e le rivolte dei quartieri-ghetto delle periferie francesi hanno già portato alla ribalta internazionale la crisi e il fallimento delle politiche di integrazione rispettivamente britannica e francese. In Germania non è fortunatamente ancora avvenuto niente di simile, ma ciò non toglie che il modello di integrazione tedesco sia altrettanto in crisi.
Ovunque il problema degli immigrati poveri e dei loro discendenti giunge al diapason quando costoro superano nellinsieme la soglia del 10 per cento della popolazione. Quando infatti si supera tale soglia, la loro presenza diventa molto visibile e inoltre maggioritaria in interi quartieri di quelle maggiori aree metropolitane dove essi naturalmente si concentrano.
In un Paese come la Germania, che ha oltre 82 milioni e 500 mila abitanti, quel 16 per cento di stranieri e loro discendenti basta oggi a convincere il 61 per cento dei tedeschi autoctoni che «in Germania vivono troppi stranieri». Daltra parte in Germania come dappertutto il proverbiale uomo della strada, soprattutto se già avanti negli anni, fa vita di quartiere.
Se dunque si facessero analoghe indagini demografiche tra gli italiani autoctoni, che vivono in alcune determinate zone delle grandi città italiane, molto probabilmente già oggi si otterrebbero risultati simili. La Germania aveva puntato molto sullintegrazione attraverso la scuola. Si è però dimostrato che questa spesso non basta a integrare i figli di immigrati nemmeno sul piano puramente linguistico.
In particolare nel caso dei turchi e di curdi, che vivono in ampi quartieri dove la lingua delle origini è anche di fatto la lingua ufficiale del quartiere stesso, un gran numero di figli di immigrati non va oltre una conoscenza rudimentale del tedesco. A causa di ciò molti non riescono a passare gli esami e dopo un po abbandonano la scuola.
Solo il 60 per cento dei giovani turchi o curdi riesce a ottenere un titolo di studio medio superiore o professionale, ma anche in questo caso fatica a trovare lavoro. Rispetto ai coetanei autoctoni il loro tasso di disoccupazione è oltre il doppio: una situazione nella quale il richiamo dellintegralismo islamico rischia di diventare molto convincente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.