Politica

Le imprese: «Statali, un cattivo esempio»

Il premier: «Ho sentito Montezemolo, con lui un rapporto di amicizia e affetto»

Massimiliano Scafi

da Roma

Nella notte, i cento euro agli statali. Il giorno dopo, le mille proteste della Federmeccanica. «No, non è un bell’esempio - si lamenta Massimo Calearo, presidente dell’associazione - . Noi giochiamo con i soldi nostri, non con quelli degli italiani. Le imprese vivono di mercato e di competitività, il contratto pubblico probabilmente vive di voti». Parole dure, che arrivano da un industriale preoccupato per i riflessi che l’intesa di Palazzo Chigi può avere sulla prossima vertenza delle tute blu. «Sicuramente - spiega Calearo - quest’accordo non ci aiuta. Ma escludo che l’esempio potrà essere seguito da Federmeccanica». Centocinque euro richiesti, 59 offerti: una distanza abissale. «Siamo aperti alla trattativa - conclude - , c’è qualche minimo margine, noi però ragioniamo con i piedi per terra».
Ma nemmeno il governo, assicura Silvio Berlusconi, ha intenzione di inciampare sulla cifra promessa. «La copertura economica per gli statali sarà nella Finanziaria 2006, non potrebbe essere diversamente - dice il Cavaliere - . Si tratta di una spesa in più, che si aggiunge al minor introito che avremo dall’Irap e che comunque non inciderà su questa riduzione, che avverrà sicuramente. L’abbiamo ripetuto più volte, l’ha ribadito il ministro dell’Economia, l’ha esplicitato il ministro delle Attività produttive all’assemblea degli industriali, l’abbiamo pure annunciato in Parlamento». Quanto a Luca di Montezemolo e alle polemiche dopo la sua relazione, giura il premier, nessun gelo. Anzi: «Oggi ho parlato a lungo al telefono con il presidente della Confindustria, con il quale ho un rapporto di amicizia e direi anche di affetto».
Dopo un anno e mezzo, il rinnovo del pubblico impiego va dunque in archivio. Tutti d’accordo nella maggioranza. Per Francesco Storace «l’intesa sugli statali è un’ottima notizia, è il segno che il nuovo governo mantiene gli impegni presi». Per Marco Follini «è stata trovata la quadratura del cerchio». «C’era la necessità di accogliere le richieste dei dipendenti pubblici - spiega il segretario dell’Udc - e nello stesso tempo quella di mantenere in equilibrio i conti dello Stato. Si poteva chiudere prima, come sostiene Fassino? Forse, però le cose viste dai banchi dell’opposizione sembrano sempre più semplici. Alla fine il punto di arrivo è stato positivo per tutti». Per Roberto Calderoli «si tratta di un’intesa onerosa, ma che comunque rappresenta l’inizio di una vera rivoluzione che parte dalla mobilità e dalla produttività». Tradotto, insiste il ministro delle Riforme, «significa che d’ora in avanti tutti dovranno lavorare e che la macchina pubblica deve iniziare a rendere, come richiede la situazione del Paese, e non fare flanella». Per Mario Baccini «il rinnovo si inserisce nel piano della competitività varato dal governo». Per Domenico Nania «la firma può rilanciare l’economia». E per Maurizio Sacconi «l’accordo ha il merito di avviare il confronto per la revisione delle regole sulla contrattazione collettiva». «Oggi, quando si rinnovano i contratti - dice Mario Baldassarri - , la trattativa parte, a salire, dalla cifra che il governo mette in Finanziaria. Da domani in Finanziaria bisognerà metterci soltanto la parte che copre l’inflazione, per poi contrattare sul resto con un tetto massimo tarato sulla crescita dell’economia».
Di «buon accordo» e di «esigenze dei lavoratori soddisfatte» parla pure Piero Fassino: «Ma era un contratto atteso da più di diciotto mesi. Francamente, poteva essere sottoscritto da molto tempo e alle stesse condizioni alle quali è stato firmato la scorsa notte, se solo si fosse avuto il buon senso di dare retta alle proposte che avanzavano i sindacati». Paolo Cento è «preoccupato per l’eccesso di mobilità». «L’aumento della precarietà - afferma il capogruppo verde alla Camera - è una rilevante questione sociale che non può essere sottaciuta per i suoi effetti nel medio periodo». «Meglio tardi che mai - commenta Marco Rizzo, europarlamentare Pdci -. Il governo ha subito la Waterloo che si meritava ed è stato costretto a cedere alle richieste di sindacati e lavoratori».

E anche per Paolo Ferrero, responsabile lavoro del Prc, «la firma del contratto è una sconfitta della linea oltranzista di Confindustria e Berlusconi».

Commenti