Inattesa svolta nell’inchiesta sul fallimento per bancarotta fraudolenta della società calcistica lombarda. Il nome di Luciano Moggi nel mirino dei pm Sull’intervista scattano le «manette» Preziosi ai giornalisti di Como: «Ora dovete andare via». P

Il presidente aveva appena trovato la prova che la sentenza della Caf era già scritta prima del processo

Inattesa svolta nell’inchiesta sul fallimento per bancarotta fraudolenta della società calcistica lombarda. Il nome di Luciano Moggi nel mirino dei pm Sull’intervista scattano le «manette» Preziosi ai giornalisti di Como: «Ora dovete andare via». P

(...) Lorenzo Crippa, legale di Preziosi che affiancherà la collega Antonella Robaldo nella difesa, non riesce a vedere un simile rischio: «Bisognerebbe chiedere al pm quale rischio possa esistere - taglia corto, prima di poter prendere visione degli atti -. Non c’è base comune tra la situazione del Como e quella del Genoa, se non il fatto che Preziosi possiede un’altra società di calcio. Ma sarebbe come togliere la macchina a chi ha fatto un incidente per il rischio che possa farne altri. Il presidente è un po’ sconfortato, è diventato fatalista a forza di ricevere colpi dal destino». È stato invece il consulente del pm, il commercialista milanese Maurizio Grassano, ad analizzare la situazione patrimoniale del Genoa e a rilevare un frequente ricorso alle plusvalenze, ipotizzando il rischio di nuovi tracolli.
Lo stato d’animo di Preziosi lo hanno potuto fotografare i due giornalisti della Provincia di Como che erano nel suo ufficio al momento dell’arrivo della guardia di finanza. «Dalla sua faccia si capiva che non tirava una bella aria - ricorda Liliana Cavatorti -. Aveva appena parlato con noi anche del fallimento del Como, ma in modo tranquillo, spiegando la sua posizione. La notizia lo ha certo colto di sorpresa, era distrutto. Non si aspettava questo provvedimento. E sinceramente neanche noi, perché non risultano fatti nuovi nell’inchiesta».
Un’inchiesta che era partita nel dicembre scorso. E che si sarebbe conclusa a giorni, al massimo entro fine mese. Si parlava già di avviso di conclusioni indagini. Altre date erano attese a Como, sulla battaglia a carte bollate per il destino della società biancoblù. Ma quella di ieri non era in calendario. A breve scadenza, altre coincidenze con la fine delle indagini sulla bancarotta riguardavano il pagamento delle ultime due rate per 700.000 euro che gli attuali propietari Barzaghi e De Blasi dovevano a Preziosi secondo gli accordi. Ma gli imprenditori avevano aperto un contenzioso sostendendo che non dovevano dare quei soldi perché se il «loro» Como non era riuscito a iscriversi alla C2 ma solo al Campionato dilettanti, la colpa era tutta di Preziosi. Il 26 settembre, tra meno di una settimana, era già fissata la prima udienza che avrebbe portato probabilmente a una sospensiva del pagamento.
L’inchiesta sulla bancarotta da 16 milioni di euro non aveva comunque nulla a che vedere con questa situazione. L’ipotesi di reato contestata a Preziosi riguarda invece i bilanci degli anni 2002-2003, quando il presidente rossoblù passò al Genoa diversi giocatori tra cui Lazetic, Bjelanovic, Caccia e Greco per somme ritenute irrisorie. Preziosi sostenne piuttosto di aver fatto il bene del Como alleggerendo la società di ingaggi esorbitanti. Nel corso dell’inchiesta vennero a galla anche contratti e scritture private che poi, stando alle accuse di Aleardo Dall’Oglio (primo presidente del Como post Preziosi) non sarebbero state mantenute. In una viene chiamato in ballo anche Luciano Moggi, direttore generale della Juventus, per la proprietà dei giocatori Piccolo e Pederzoli, valutati inizialmente un milione e 600 mila euro. Dall’Oglio sostenne però di essersi ritrovato a incassare solo ventimila euro perché Moggi avrebbe pagato i giocatori direttamente a Preziosi.
Ma ieri l’unica novità sembrava invece molto positiva per il patron del Genoa. Che oggi sarebbe arrivato a Genova per mettere a punto con l’avvocato Mascia i dettagli dell’ultima bordata da sparare contro la giustizia sportiva. Il legale e il presidente avevano tirato fuori un nuovo asso per dimostrare come il processo contro il Genoa sia stato tutto fasullo. Nelle mani rossoblù era finito il file contenente l’ultima e definitiva stampa del dispositivo con cui la Caf condannava il Genoa alla serie C e ai tre punti di penalizzazione.

Ma la storia dei bigliettini doveva ancora venire. Perché quel file con la sentenza risulta creato il 3 agosto. Il processo iniziò il 5, la decisione presa ufficialmente l’8 agosto. Preziosi non ha avuto neppure il tempo per gustarsi questa nuova rivelazione pro Genoa.

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