NapoliUn anno, tre mesi e venti giorni dopo il rinvio a giudizio per lo scandalo dei rifiuti in Campania, per Antonio Bassolino torna a materializzarsi il fastidio di dover affrontare - eventualmente - un nuovo processo. Ieri mattina, infatti, il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore della sezione Reati contro la Pubblica amministrazione e il pm Giancarlo Novelli, hanno chiesto a carico dell'imputato presidente della Regione, il rinvio a giudizio per presunte irregolarità commesse nell'ambito dell'inchiesta sulle consulenze del Commissariato di Governo per la emergenza rifiuti. A Bassolino che ha rivestito negli anni scorsi la carica di commissario, negli ultimi tempi non gliene va bene una: un sondaggio lo ha stroncato, la sua popolarità tra i campani è al 18 per cento.
La richiesta di rinvio a giudizio è stata trasmessa dalla Procura all'ufficio del giudice delle indagini preliminari. Bassolino è accusato di concorso in peculato e falso ideologico. Il presidente della Regione Campania è imputato in concorso con l'ex subcommissario allemergenza rifiuti Raffaele Vanoli e l'avvocato Enrico Soprano. I Pm contestano agli imputati la presunta irregolarità di unerogazione di 154 milioni di lire a favore di Soprano, per una consulenza al Commissariato. Per l'accusa quei 154 milioni sarebbero stati indebitamente erogati con la falsa attestazione che le consulenze professionali all'avvocato Soprano «erano retribuite in modo conforme alle tariffe professionali vigenti». L'inchiesta è nata da unispezione del ministero del Tesoro che svolse dei controlli sui conti del Commissariato straordinario. Una relazione fu inviata dal Tesoro alla Procura. Ma, non è finita ancora: oltre al terzetto Bassolino, Vanoli e Soprano, il pm, in relazione a un secondo capo di imputazione, ha chiesto il rinvio a giudizio anche per un altro ex sub commissario, Giulio Facchi, per lo stesso Vanoli e per Michele Carta Mantiglia. Carta Mantiglia avrebbe beneficiato di un'altra consulenza e, con Facchi e Vanoli è accusato di concorso in peculato e falso ideologico. Al centro della vicenda, lerogazione di 72.914 euro per una consulenza a favore di Carta Mantiglia. In base alle indagini svolte l'imputato, che non era iscritto all'albo dei ragionieri e non aveva uno studio, ricevette la somma di 413 euro al giorno, prevista nel caso in cui «il ragioniere, per svolgere il proprio mandato, è costretto ad allontanarsi per tutta la giornata dal suo studio».
E, mentre dal centrodestra e dal centrosinistra, su questa nuova batosta giudiziaria che si è abbattuta su Bassolino è sceso il silenzio, i legali del presidente della giunta regionale, Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, sostengono che «il commissario firma i mandati di pagamento sulla base di un lavoro istruttorio degli uffici tecnici che accertano la regolarità formale e sostanziale delle prestazioni e delle fatture emesse».
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