Si era alla fine degli anni 60. Orde di giovani scorrazzavano nel Nord dellEuropa parlando di contestazione globale nel nome di una sfida al sistema. Era il 68 e a capo di queste masse di giovani Cohn Bendit e Rudy Dutchke incendiavano gli animi predicando lattacco al cuore dello Stato e rivendicando lautonomia del proletariato. Ora, e siamo ai nostri giorni, accade qualcosa di analogo: una protesta partita dalle banlieue parigine rischia di estendersi a tutta Europa con esiti imprevedibili ma già sin dora drammatici. Questa volta però non sono gli studenti a fomentare la rivolta ma gli immigrati di terza o quarta generazione che si ribellano contro gli stessi Stati che hanno accolto i loro genitori.
Nonostante le due situazioni, quella del 68 e quella odierna, siano profondamente diverse, cè qualcosa che le accomuna: lintima soddisfazione di una certa sinistra che in qualche modo le giustifica e che vede nei disordini di piazza lo strumento per lattacco al Palazzo.Sappiamo tutti quale pesante eredità ci abbia lasciato il 68. Spenti gli incendi e contati i morti, vedremo cosa ci lascerà lodierna ventata di follia. Temo poco di buono.
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