Gli indimenticabili anni Settanta

Gli indimenticabili anni Settanta

Si definisce «l’Almodóvar de’ noantri» Antonio Giuliano, che debutta oggi al teatro Parioli con Odio il rosso (fino al 4 marzo). Il comico romano esordisce così come autore e regista nel teatro di prosa, con una commedia che ha il sapore del thriller psicologico, ma che non rinuncia alla comicità. «Odio il rosso è molto diverso dagli spettacoli che faccio di solito - spiega Giuliani -, come i miei “one man show”, perché qui si tratta di vero teatro di prosa. Come autore e attore mi piace rappresentare gli eccessi, senza cadere nella volgarità».
Al centro della commedia c’è il sessantenne Alvaro, affetto da una strana patologia. Quando vede il colore rosso viene travolto dalle convulsioni. Ciò condiziona tutta la sua vita, l’attuale moglie, Cesira, è costretta a coprire in casa tutto ciò che è rosso. E per capire le cause del suo disagio “il malato” si fa aiutare dal professor Gagliarone, un luminare della psicanalisi. Così Alvaro entra in analisi e torna indietro nel tempo per riattraversare tutta la sua vita, e capire finalmente da cosa ha origine la sua reazione al rosso. Viaggia nel passato, fino ad arrivare al ’68, l’anno dei figli dei fiori, della musica rock, dei Beatles e dei Rolling Stones. Arriva così a ricordare il servizio militare a Bari, il suo incontro con le sorelle «Semo ntrè», di cui una, Giuseppa, viveva segregata in casa perché affetta dalla ninfomania. Alvaro, entrato in contatto con la difficile realtà di Giuseppa, aveva deciso di prenderla con sé e portarla a Roma, dove poi i due giovani che si erano innamorati si sono sposati. Ma dietro a questa storia si nascondono tanti misteri.
«Mi sono ispirato alla realtà - spiega Giuliani -. È uno spettacolo sugli anni dell’amore libero, sulla cosiddetta libertà declinata in tutte le sue forme. Eppure nella realtà che rappresento c’è la componente drammatica della malattia, le libertà violate e le convenzioni che imperavano anche a quel tempo».
E a chi crede che l’odio per il rosso del protagonista esprima una qualche metafora politica, il comico risponde: «In realtà mi sono accorto solo dopo che seppur lo spettacolo non parli di politica, il rosso è il colore "politico" di quegl’anni». Nella commedia Giuliani è rimasto fedele alla sua grande passione, la comicità: «C’è tanta comicità in Odio il rosso, che sta soprattutto nel nostro modo di rievocare gli anni ’70 - spiega -, ma è una comicità attenta alle grandi tematiche, come in questo caso alla malattia».


Secondo Giuliani il palcoscenico del teatro è il posto migliore dove un artista può esprimersi. «Mi elettrizza l’emozione del palco e sapere che non puoi sbagliare perché non sei sul set dove se sbagli una battuta c’è un altro ciac. Quello che ti dà il teatro, non possono dartelo né il cinema né la tv».

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