«Lingegnere» è il protagonista. Come ingegnere è lautore. Novara ospita le prime pagine del romanzo, come Novara ha formato lautore, che non sembra tagliare il cordone ombelicale con il personaggio neppure nel suo curriculum scolastico.
Un quadro ambientato nellItalia degli anni di Piombo, in quella stessa Italia che ha visto crescere Giancarlo Spagnolini, alla sua opera prima da romanziere. Eppure quellimpronta autobiografica sembra quasi un trucco per tenere incollato il lettore mano a mano che il racconto cresce di intensità. Un modo per far capire che più che un racconto di fantasia si tratta di una storia vera della quale lautore conosce ogni particolare.
«In ogni personaggio cè sempre un po dellautore che lo crea», svicola maliziosamente la domanda Spagnolini. Che però dimostra di saper giocare molto bene tra finzione e realtà storica. Specie quando il protagonista, che si lascia trasportare in un pasticcio dopo laltro dallamicizia per un vecchio compagno di liceo, finisce a rischiar la pelle tra rivoluzionari, malavitosi e poliziotti. Argomenti nei quali la fredda cronaca non riesce a giungere a verità univoche, neppure dopo che le passioni sedimentate in tanti anni dovrebbero aver lasciato spazio a giudizi più sereni. Proprio in questi meandri ancora inesplorati, lautore costruisce una trama che spinge il lettore ad arrivare prima possibile allultima pagina. In una speranza, non del tutto soddisfatta, di conoscere la verità. «Non voglio dare giudizi. Quando cito fatti e personaggi reali di quegli anni, uso solo elementi certi - sorride lautore -. Con chi stare è un compito che lascio al lettore». Di certo anche «lingegnere» protagonista fatica fino allultimo a capire di chi fidarsi, tra cadaveri, assassini, «amici» e colpi di scena.
Giancarlo Spagnolini, «L'Ingegnere», ed. Noubs, 263 pag., 15 euro
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