Caprio (IRCCS San Raffaele): "Il diabete non è una sola malattia"

Il punto del Prof. Massimiliano Caprio, Resp. Lab. Endocrinologia Cardiovascolare IRCCS San Raffaele Roma e ordinario di Endocrinologia all’Università Telematica San Raffaele, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete: "La sfida è personalizzare la cura e prevenire con la medicina di precisione e gli screening genetii"

Prof. Massimiliano Caprio (IRCCS San Raffaele)
Prof. Massimiliano Caprio (IRCCS San Raffaele)

Si parla del diabete non più come di una sola malattia, ma di un insieme di condizioni molto diverse tra loro. Cosa significa, e perché è importante comprenderne l’eterogeneità?

Negli ultimi anni abbiamo capito che il diabete comprende uno spettro di patologie estremamente eterogenee, un insieme di condizioni diverse per cause, fisiopatologia e manifestazioni cliniche. Parliamo di forme che variano per età d’esordio, risposta ai farmaci, rischio cardiovascolare e complicanze. Riconoscere questa eterogeneità è fondamentale per passare da una cura “uguale per tutti” a una medicina personalizzata che consenta di scegliere il trattamento più efficace per ogni persona, prevenendo meglio le complicanze e migliorando la qualità di vita. La terapia farmacologica del diabete è in continua evoluzione.

Quali sono oggi le principali opzioni di cura e quali le nuove frontiere terapeutiche che aprono scenari promettenti?

Negli ultimi anni la terapia del diabete è profondamente cambiata. Noi diabetologi abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione copernicana sulle possibili terapie farmacologiche. Fortunatamente oggi, oltre all’insulina e ai farmaci tradizionali per ridurre la glicemia, abbiamo a disposizione nuove straordinarie classi di farmaci come gli inibitori di SGLT2, gli agonisti del recettore GLP-1, il doppio agonista dei recettori del GIP e del GLP-1, che non solo controllano il diabete ma proteggono cuore, reni e sistema cardiovascolare, e contemporaneamente migliorano il controllo del peso e in diversi casi curano l’obesità. Inoltre il progresso nelle biotecnologie ha determinato avanzamenti importanti nella qualità dei sistemi che erogano la terapia insulinica in base alle necessità metaboliche e al controllo glicemico del paziente. Le nuove frontiere puntano a terapie sempre più personalizzate e “intelligenti”, che combinano il controllo metabolico con la prevenzione delle complicanze e, in futuro, potranno includere farmaci rigenerativi e approcci basati su intelligenza artificiale, al fine di adattare al meglio i trattamenti alle caratteristiche di ogni paziente.

Dai dati del sistema PASSI emerge che il 70% delle persone con diabete è in eccesso ponderale, il 48% è sedentario, il 22% fuma e oltre il 90% non consuma le cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura raccomandate. Che ruolo svolge lo stile di vita nella prevenzione e nella gestione del diabete?

Si tratta di dati allarmanti che ci devono far riflettere. Lo stile di vita è davvero la nostra prima medicina contro il diabete. Muoversi di più, mangiare in modo equilibrato e smettere di fumare possono fare la differenza sia nella prevenzione che nel controllo della malattia. Un’alimentazione ispirata al modello mediterraneo, associata ad almeno 150 minuti settimanali di attività fisica moderata, contribuisce a migliorare il controllo glicemico, ridurre il peso corporeo e prevenire le complicanze cardiovascolari. La correzione di abitudini come sedentarietà, eccesso calorico e fumo è parte integrante della terapia. Promuovere interventi personalizzati e sostenibili nel tempo rappresenta oggi una delle strategie più efficaci per contenere il crescente impatto del diabete nella popolazione. Non è una questione di divieti, ma di scelte consapevoli e costanti che aiutano a vivere meglio e più a lungo.

In sanità si parla sempre più spesso di medicina predittiva e di precisione. È davvero possibile “predire” il diabete?

Oggi possiamo dire che predire il diabete è possibile, almeno in parte. Grazie alla medicina di precisione e ai nuovi strumenti di analisi dei dati siamo in grado di identificare precocemente le persone a rischio, valutando fattori genetici, metabolici e comportamentali. Questo permette di intervenire prima che la malattia si manifesti, con strategie personalizzate su alimentazione, attività fisica e, quando necessario, terapia farmacologica. La vera sfida è trasformare questi strumenti predittivi in prevenzione attiva per ridurre il numero di nuovi casi e favorire una gestione più mirata e sostenibile del diabete.

In tutto il mondo sono 8,4 milioni le persone con diabete di tipo 1, con mezzo milione di nuovi casi diagnosticati in età infantile. La Legge 130 del 2023 ha istituito in Italia lo screening gratuito e volontario per la diagnosi precoce del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica. La diagnosi precoce, stando a recenti studi, riduce del 94% il rischio di gravi complicanze associate alla malattia nei bimbi…

Riuscire a “predire” malattie croniche e complesse come il diabete mellito tipo 1 ed il morbo celiaco è fondamentale: questa misura è quindi importantissima dal momento che identifica precocemente i soggetti a rischio che molto probabilmente svilupperanno in futuro la malattia, e dà la possibilità di intervenire precocemente con stile di vita e terapie farmacologiche o nutrizionali adeguate, impedendo al paziente di sviluppare esordi acuti di malattia, spesso drammatici e potenzialmente pericolosi.

Ritiene che questo screening dovrebbe diventare obbligatorio o è giusto mantenerlo su base volontaria?

Credo che in un paese come il nostro, ove la salute pubblica ed il benessere dei cittadini costituiscono una priorità, sia da considerare con attenzione l’ipotesi di

renderlo obbligatorio, in particolare nelle famiglie a rischio, ove si sono già verificati dei casi. Questo porterebbe peraltro ad una diagnosi precoce, con maggiori possibilità di intervento e migliore gestione della malattia.

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