Insulti a Craxi, ma per i giustizialisti è un flop

Il primo avvertimento lo dà Basilio Rizzo, consigliere comunale della Lista Fo. «Milano difficilmente accetterà una via intitolata a Bettino Craxi. Ci saranno tante mani degne che una volta affissa, troveranno il modo di toglierla». Il secondo arriva poco dopo, quando prende la parola il consigliere regionale del Pd Carlo Monguzzi. «Dobbiamo spiegare alla Moratti che se mette quella lapide, andiamo tutti i giorni a levarla. A turno». Piazza Cordusio, sabato pomeriggio. Il presidio organizzato da Piero Ricca (Italia del Valori) e dall’associazione QuiMilanoLibera contro la proposta del sindaco di intitolare una strada a Bettino Craxi, è un vero flop. Davanti al palco allestito su un camioncino preso a nolo, ci saranno state un centinaio di persone (e non più di mille come sostengono i promotori a fine giornata, contestando le cifre basse fatte circolare da «propagandisti governativi») che ascoltano al freddo e al gelo e sotto una pioggia battente gli interventi dei loro beniamini. Con le ragazze dell’organizzazione che fanno una colletta per coprire le spese del presidio, i più nostalgici che vendono l’ultima copia del Bolscevico mentre dalle tasche spunta il Fatto Quotidiano. C’è anche una raccolta firme nei banchetti per il «Movimento 5 Stelle» di Beppe Grillo per sostenere i propri candidati alle prossime regionali con una battaglia politica che punta tutto sulla potenza della rete e del web.
È lui, il comico genovese ad aprire la strada al leader dell’Italia dei Valori, acclamandolo sul palco con lo slogan «Menomale che Di Pietro c’è». Incita i più giovani e gli anziani che lo aspettano da un’ora e gli assicura che «la criptonite» adesso è qui ed è uno che non si ferma. «Una strada intitolata a Craxi si può fare a una sola condizione, che ci sia scritto quello che è - sentenzia il presidente dell’Idv -: politico, corrotto e latitante. Far credere che debba essere riabilitata una persona che ha indebitato il Paese, usato le istituzioni ed è stato latitante è proprio una violenza alla storia». Poi arriva il turno delle istituzioni milanesi e di Rizzo che strappa gli applausi del pubblico. Iniziando col sostenere che la proposta da parte del sindaco di ricordare il grande «statista» con una targa, è un insulto per la città intera. «Questa scelta è una sorta di autoassoluzione di chi si sta comportando allo stesso modo, di chi fa politica non per il bene dei cittadini, ma per il proprio tornaconto personale». Il sindaco sta facendo un’operazione politica per ingraziarsi Berlusconi e per legittimare quelle persone condannate ai tempi di Mani pulite e che ora sono ai vertici dell’economia. «Craxi ha infangato la parola socialismo e questo è l’insulto più grande che può fare a Milano. L’ha identificata con le ruberie. Se facciamo oggi una via per lui, domani ci ritroviamo una strada per Prosperini». Qualche ora più tardi arrivano le prime reazioni, a partire da quella del figlio del leader socialista, Bobo. «Di Pietro e Grillo sono un po’ patetici: fanno una manifestazione contro un uomo politico che non c’è più, un caso unico al mondo». Per il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo si è svolto l’annunciato ed esiguo raduno antisocialista. «Tutti presenti: dai giustizialisti impenitenti ai radical chic, ai grillini, ai falsi intellettuali. Insomma la solita compagnia di giro che dal ’93 fa perdere tutte le elezioni alla sinistra facendo scappare l’elettorato verso il centrodestra».

Lo segue l’assessore regionale Stefano Maullu: «Si è celebrata ancora una volta la liturgia di odio e intolleranza che trascende dalla libera manifestazione del proprio pensiero per approdare a forme di propaganda arrogante».

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