Gli insulti a Feltri degni del Minculpop

Il Paradosso, chi attacca «Il Giornale» poi va in piazza a difendere la libertà di stampa

Caro «squadrista», così, il simpatico, ma inutilmente erudito, Buttiglione (Udc) ha definito nell’aula di Montecitorio il tuo modo di fare informazione - «azione squadristica» - sul caso Boffo e, quindi, su Fini. Soro (Pd) ti ha aggredito con espressioni, da duello all’ultimo sangue più che da querela, tipo l’accusa di «rivolgere minacce e ricatti alla terza carica dello Stato», mettendo addirittura «in dubbio la libertà di tutti noi».
Saresti, perciò, non solo «squadrista», ma vero e proprio eversore, golpista, brigatista, beccato da Soro col mitra in mano. Evangelisti (Idv), come usano i questurini picchiatori con i delinquenti abituali, ti ha apostrofato autore di «un avvertimento di stampo mafioso»: esisterebbe una «cupola» di mandanti, ovviamente situata a Palazzo Chigi, e tu, addetto al lavoro sporco, ne saresti il «sicario». L’aspetto ridicolo o, forse, agghiacciante sta nel fatto che, ad esempio, il Pd si ritrova tra i sostenitori sfegatati dello sciopero del 19 prossimo a difesa della libertà di stampa, «minacciata» da Berlusconi, mentre loro ne fanno, addirittura a livello istituzionale, carne di porco.
Anche il centrodestra, tutto preso dal galateo parlamentare e dall’imperativo di mostrarsi solidale con il presidente della Camera, qualche schiaffone te lo ha affibbiato. Dimenticando che i mass media possono essere brutti, sporchi e cattivi, ma la conditio sine qua non della liberaldemocrazia è che siano liberi, anche i miei sono caduti - e questo è grave - nell’errore di mettersi a pontificare sull’informazione. Purtroppo, liberalismo e garantismo, anche a Montecitorio, sono valori ad ore e optional. Ovviamente ho reagito, urlando, più da cittadino che da deputato o giornalista, davanti allo spettacolo indegno.
Caro «sicario», ti hanno condannato al rogo, ma, forse, mi stimeresti perfido, se affermassi l’amara verità sulle ragioni di tante vocazioni al giornalismo teleguidato: alla Camera ci sono troppi colleghi formatisi nel brodo di coltura dell’intolleranza, cioè di comunismo, fascismo e clericalismo, per non avere in mente nostalgicamente un Minculpop. Forse, non è così, forse l’intenzione era di montare il processo a Feltri, soprattutto per distrarre dai risultati innegabili del buon governo di Berlusconi.
Non a caso l’abruzzese Lolli (Pd), negando l’evidenza, ha lamentato che Silvio, per l’Abruzzo ha fatto poco e male. Fortuna che l’arguto Mario Pepe lo ha annichilito: «Allora chiama De Mita e i terremotati si ritroveranno, così, per trent’anni nei container, che, purtroppo, in certi centri del salernitano, ci sono ancora». Il più grande complimento che si può fare a Berlusconi proviene, infatti, dal paragone con le emergenze passate, basti pensare ai 70mila miliardi prosciugati, non a sollievo dei terremotati dell’Irpinia, ma per arricchire banche e amici, finanziando cattedrali nel deserto.

Con quei miliardi, Berlusconi avrebbe avviato a soluzione la questione meridionale; loro, oggi antiberlusconiani viscerali, li sperperarono in mille sterili rivoli, anche in cantieri navali, situati, per ragioni clientelari, a 800 metri sul livello del mare. Meno male che Silvio c’è e meno male che ci sei tu, caro «squadrista» e gran giornalista.

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