Politica

Intanto l’Europa fa a pezzi il cuneo fiscale

L’Ue potrebbe accogliere le riserve delle aziende escluse dai benefici

da Roma

Strada in salita per il taglio del cuneo fiscale. Il cuore della strategia governativa per rilanciare l’economia - che consiste nella riduzione parziale della differenza tra lo stipendio lordo e quanto un lavoratore si mette effettivamente in tasca - rischia di naufragare o comunque di subire profonde modifiche perché in contrasto con la normativa europea. Ieri alcune indiscrezioni di stampa hanno riportato i dubbi di Bruxelles sull’esclusione dal taglio al costo del lavoro di banche, assicurazioni e imprese in concessione come autostrade e servizi pubblici. Il portavoce del commissario europeo Neelie Kroes, ha precisato che è «troppo presto» per parlare di vere e proprie obiezioni e ha rinviato ogni giudizio agli incontri con il governo italiano, che inizieranno martedì. Il quotidiano Repubblica sostiene che la stessa Kroes già otto giorni fa ha chiesto al premier Romano Prodi dei chiarimenti. A sollevare la questione di fronte alle istituzioni di Bruxelles sono state le associazioni che rappresentano le imprese escluse, a partire dall’Ania, l’organizzazione che riunisce le compagnie assicurative, che in febbraio ha presentato alla Commissione europea un ricorso contro il taglio del cuneo. «Non comprendiamo - ha ribadito ieri l’Ania - perché la riduzione del cuneo fiscale sia negata ad un settore come il nostro che sta facendo ogni sforzo possibile per competere sui mercati internazionali». Che ci siano problemi lo ammette anche il ministro allo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, sicuro che comunque si tratterà di problemi «risolvibili». L’eventuale inclusione delle aziende tagliate fuori dalla misura avrebbe comunque costi troppo alti. Poco meno di un miliardo di euro, solo per i servizi pubblici.
E poi c’è l’opposizione dei sindacati che ieri si sono schierati a difesa della selettività. «È risibile che in nome della concorrenza si diano soldi in più a chi concorrenza non ha», ha commentato il leader della Cisl Raffaele Bonanni. L’Ue, secondo il segretario dell’Ugl Renata Polverini, difende «interessi indifendibili». Contrario anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani che però lascia aperta la porta a modifiche anche più estese rispetto a quelle che potrebbero essere richieste dall’Unione europea.

Epifani non è entrato nello specifico, ma l’idea alla quale pensa sarebbe quella di incentivare la contrattazione di secondo livello.

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