Gli intellettuali militanti di tipo 4.0

Quando alla fine dello scorso anno la «OpenAI», un'organizzazione dedicata alla ricerca e allo sviluppo di intelligenze artificiali, presentò al pubblico il suo nuovo chatbot, chiamato ChatGpt, la reazione del pubblico, degli addetti ai lavori e del mondo culturale, fu di straordinario entusiasmo. Non si trattava di un software, come già se ne conoscevano diversi, che simulando le conversazioni umane permette all'uomo di interagire con dispositivi digitali. No. Qualcosa di molto diverso da assistenti virtuali come Alexa o Siri, ChatGpt è un tipo di intelligenza artificiale che sfruttando un'enorme mole di testi (migliaia o forse centinaia di migliaia di articoli di giornale, libri, documenti...) è programmata per sostenere conversazioni articolate, rispondere a domande e produrre testi di una complessità mai vista prima, persino di tipo letterario. Un'intelligenza (artificiale) così intelligente da definirsi «autocosciente». Quindi molto pericolosa, come l'uomo. Bene. Raffreddatasi l'euforia iniziale ora ChatGpt - messo alla prova - comincia a manifestare tutti i suoi limiti, le inclinazioni, i punti critici. L'esperimento del professor Edoardo Fleischner di cui si dà conto qui accanto - provare a capire come reagisce l'intelligenza artificiale quando si deve confrontare con temi e personaggi «forti» della politica, nel caso specifico Putin e Zelensky o Biden e Xi Jinping - dimostra in fondo come il maggior limite di ChatGpt sia in realtà la sua forza. Che è molto umano. Soggetto, tanto quanto chi lo ha programmato, agli stessi schematismi (dividere il mondo in buoni e cattivi, le sfumature sono sempre fastidiose), gli stessi conformismi (Putin cattivo, Zelensky buono, Biden sincero democratico, Xi Jinping pericoloso autocrate), la stessa assertività cui siamo soggetti tutti noi. L'ideologia penetra anche negli algoritmi. E se il software è appena appena raffinato può diventare non solo - lo si è intuito subito - un efficace strumento di propaganda, indottrinamento e (dis)informazione; ma persino un'inedita forma di egemonia culturale 4.0. L'intelligenza artificiale ha potenzialità incredibili, ci ha già mostrato quanto di bello può fare e prefigurato quanto potrà farne in futuro. Ma meglio conoscerla subito nell'intimo, nel profondo delle sue sinapsi digitali, così da prenderne le misure. Già fidarsi degli uomini è difficile. Degli intellettuali ancora peggio.

Di un'intelligenza artificiale con ambizioni letterarie, poi... Ma in fondo, leggendo le poesie «politiche» create da ChatGpt, non è neppure l'aspetto militante e impegnato che preoccupa. Ma quello squisitamente artistico. Più che faziose, sono brutte.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica