Intelligente ed extralusso: l’uomo di Pitti è la sua giacca

Dal capo che cambia temperatura al cashmere idrorepellente. Nuovi materiali e un ritorno: il mantello

Intelligente ed extralusso: l’uomo di Pitti è la sua giacca

Firenze - «Eccellenza, qui gli unici vestiti all’inglese siamo noi due» dice il maggiordomo del principe Girace al nobiluomo napoletano in visita a Londra per carpire i segreti dell’eleganza britannica. L’esilarante siparietto raccontato da Luigi Settembrini nella prefazione al libro La Regola estrosa (pubblicato da Electa) sembra il miglior commento possibile all’edizione numero 71 di Pitti Immagine Uomo inaugurata ieri a Firenze con un trionfale omaggio al cosiddetto British style. «Che nessuno fa meglio degli italiani» ride Gildo Zegna, amministratore delegato del potentissimo gruppo (oltre 5.000 dipendenti nel mondo, fatturato annuo sui 720 milioni di euro) fondato a Trivero, in provincia di Biella, dalla sua famiglia. «Comunque non farei un discorso di campanile - conclude - siamo un’economia globale in cui gli stimoli arrivano da tutte le parti». Dello stesso avviso è Alfredo Pevarello, responsabile immagine di Pal Zileri, azienda vicentina con 150 negozi monomarca nel mondo uno dei quali proprio in Bond Street, il cuore della City londinese. «Stiamo assistendo a un Rinascimento del bel vestire maschile - dice -. Questa è la sola cosa importante visto che la moda è un settore cruciale per il Paese».
Lo dicono tutti al Pitti, tranne Francesco Rutelli che ha inaugurato il salone parlando di turismo, di vino e di «experienced in Italy» (dice proprio così, ma con ottimo accento) e non di made in Italy. Gli imprenditori non sembrano molto soddisfatti e Paolo Zegna ricorda al vicepremier che l’ultima Finanziaria, aumentando del 10 per cento le tasse sull’apprendistato, frena e complica la vita delle aziende. Eppure il settore per la prima volta in dieci anni dà segni di ripresa e spigolando tra le novità del salone si capisce come mai. Zegna, per esempio, lancia Elements, giaccone intelligente ad autoregolazione termica grazie a una membrana che si apre o si chiude come una pigna secondo le temperature. Corneliani, invece, punta sul Pure Contemporary Luxury con prodotti che vanno dal parka in nappa foderato in cincillà al tabarro in vicuna con collo di visone e mascheroni (i ganci dell’allacciatura) d’argento vero. Il capo in questione costa 25mila euro e rappresenta un felice ritorno: l’abito da cerimonia con annessi e connessi che vanno dal papillon al mantello da gran sera.
Smoking, tight e abiti scuri si vedono un po’ dovunque anche se non mancano modelli da giorno davvero speciali. C’è il cappotto in panno da biliardo (Cantarelli), l’intero guardaroba dal paltò alle scarpe in uno speciale cashmere idrorepellente e antimacchia (si chiama Aquacashmere ed è opera di Isaia, azienda napoletana con 50 anni di successi), le giacche senza cuciture e poi resinate effetto pelle (Paoloni) o gli abiti elasticizzati (Massimo Rebecchi) che aumentano la vestibilità con grande soddisfazione di Marcello Lippi, presente nello stand. Insuperabili i prodotti jolly creati da Daniele di Montezemolo per la sua linea Twin Ddm oggi realizzata in società con la Pentar di Maurizio Romiti. C’è la giacca pullover, il blazer che rovesciato è una sahariana, la polo in piquet di cashmere che tiene caldo d’inverno e fresco d’estate, il giubbotto di daino che diventa una giacca a vento. Insomma una festa italiana in cui tenta d’inserirsi Lapo Elkann con il lancio del suo progetto I-I, Italia Independent, che per ora ha prodotto un paio di bellissimi occhiali in 47 strati di carbonio lavorati a mano per 8 ore ciascuno: un gingillo da 1.007 euro al paio.

Purtroppo il giovane rampollo di casa Fiat infila una gaffe dietro l’altra, ma la gente lo ama tanto che Steve, una delle sue bodyguard, si è fatto scolpire nei capelli il marchio I-I «perché - dice - come lui non c’è nessuno, bisogna solo volergli bene».

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