Samuel Eto’o adesso è qui: «Come si prepara la gara contro il Barcellona? Con tranquillità, dobbiamo provare ad anticiparla e sentirla nella nostra testa, perché gare come questa si giocano quasi più con la testa che con i piedi. Nutriamo il sogno di fare la storia, in questo momento il Barcellona è la squadra più forte del mondo, ma ogni partita fa storia a sé, e noi questa storia con il Barcellona vogliamo scriverla bene». Inter-Juve è già vecchia, come il suo gol del 2-0: «Se segno a Milano esulto, al Camp Nou no, non riuscirei». Dopo l’infortunio di Iniesta, le ceneri sprigionate dal vulcano Eyjafjallajokull stanno complicando la trasferta dei campioni del mondo, chiusi gli aeroporti del Nord Italia fino alle otto di lunedì, l’alternativa è uno scalo a Pisa con partenza oggi stesso. Ma arrivano, tranquilli.
Per l’Inter ieri mattina primo allenamento Champions, due gruppi, nel primo chi ha giocato venerdì sera, nell’altro riscaldamento, esercitazioni e partita a ranghi ridotti. Oggi allenamento mattutino, ritrovo lunedì, alle sedici ultima seduta, notte ad Appiano, martedì rifinitura seguita da una breve sessione tecnica, ore 19 stadio San Siro, ore 20,45 Inter-Barcellona. Mourinho svolge riunioni tecniche ogni giorno, a volte prima, a volte dopo l’allenamento, a volte prima e dopo. E non obbliga nessuno a seguire le partite davanti al tv color, ad Appiano va in onda la libera visione, frega zero Barça-Espanyol come Lazio-Roma, poi chi vuole si organizza, ma niente cinema di gruppo.
La squadra è infastidita, ma il pallone c’entra poco, il disagio arriva da fuori, come quando si è in automobile e si avverte odore di bruciato. Mentre l’Italia si chiede chi ha detto «Collina» e si fatica a cogliere una visione ad ampio respiro, l’Inter si chiude sempre più.
Poi vedi Josè che dopo il gol alla Juve esulta come Tardelli, Maicon che si autodistrugge il petto e giura che resterà qui assieme allo scudetto, il presidente che sarà anche stressato ma fa terapia ogni tre giorni circa quando gioca l’Inter e si disintossica, e chiedi perché tutto questo dovrebbe finire.
Moratti conosce il suo destino, inutile chiederglielo, è nota la risposta: intanto vinciamo, poi si vedrà.
Davanti a tanta roba sarà curioso vedere chi se ne va. Balotelli è una ipotesi che prende sempre più consistenza, proprio ora che Supermario sembra rientrato nei ranghi, lavora come chiede Josè, è determinante. Dopo Manchester City e Arsenal adesso si è fatto sotto lo United che offrirebbe Dimitar Berbatov e tante sterline. Solo un’indiscrezione, ma il rapporto fra lui e Mourinho resta di pura opportunità, dialoghi ridotti all’osso, il necessario per evitare nuove incomprensioni.
Di sicuro Mario Balotelli non parte titolare con il Barcellona. E forse con il Barcellona c’è addirittura un’asse, il nome di Balotelli da quelle parti gira e tanto. Mario fece un provino da giovanissimo e mancò poco che al Barcellona ci rimanesse, in tre partite al Camp Nou fece otto reti e i dirigenti erano entusiasti. Pare che il problema fosse la sua cittadinanza, ostacolo che ora non c’è più, mentre nel frattempo a Barcellona c’è Zlatan Ibrahimovic. La partenza di Mario è valutata attentamente, qui si parla di un diciannovenne che calcia le punizioni in una squadra dove ci sono marpioni e scafati capitani di squadre nazionali. L’ivoriano Yayà Tourè e il talento di Bojan Krkic sono due alternative interessanti, ci sarebbe anche Leo Messi, ma qui si entra nei rapporti personalissimi fra Juan Laporta e Massimo Moratti, con qualche promessa che i due si sono scambiati.
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