Da ieri l’Inter è senza allenatore. All’addio, ormai scontato, di Leonardo, in partenza per Parigi, ha fatto seguito il «non sono ancora libero», informale, espresso dal pittoresco argentino Marcelo Bielsa, precipitato come una bomba ad orologeria negli uffici di corso Vittorio Emanuele. Di qui il disorientamento del popolo interista che ha preso a inveire, via web, contro il voltafaccia del brasiliano («sei proprio un Giuda» il pensiero più gentile), e l’imbarazzo del club neroazzurro costretto a frenare e a rimettersi al lavoro per preparare una eventuale candidatura alternativa. A circa tre settimane dal raduno di Pinzolo, ritrovarsi senza allenatore e quindi senza una guida sul mercato, non è piacevole e nemmeno molto utile in vista del futuro. La testimonianza diretta della difficoltà è data dalla scarna reazione del presidente Moratti: «Non mi sono rassegnato a perdere Leonardo. Lui ha ambizioni di altro genere e a me serve un allenatore e non un direttore generale».
Adesso lo chiameranno intrigo o giallo dell’estate, a seconda dei gusti, e invece si tratta dell’ultimo pasticciaccio brutto che ha per protagonista Leonardo e nel quale, questa volta, si è ritrovata coinvolta l’Inter, suo malgrado bisogna aggiungere. I primi segnali della brusca frenata alla velocissima soluzione Bielsa sono arrivati nella tarda serata di mercoledì: l’umore del presidente Moratti all’uscita dai suoi uffici e la sua frase sibillina («può essere tutto un polverone, magari poi le cose restano come sono»), sono stati puntualmente confermati dalle indiscrezioni di provenienza argentina. Da Rosario, residenza di Bielsa, nessun media è stato in grado di riportare una frase autentica, una dichiarazione dell’interessato mentre sono trapelate tantissime indiscrezioni, tutte di segno negativo. «No all’Inter, terzo rifiuto di Bielsa» ha segnalato al volo la versione on line del quotidiano La Nacion dando conto dei no precedenti opposti a Siviglia e Real Sociedad. Col passare delle ore, lo scenario è diventato meno nebuloso e si è decifrato il comportamento dell’ex ct di Argentina e Cile. Il suo non è stato rifiuto vero e proprio ma un avvertimento spedito a Milano per via di un impegno, solenne, preso in precedenza con Urrutia, ex calciatore dell’Atlethic Bilbao e ora candidato alla presidenza del club basco (le elezioni sono previste per il 7 luglio). Avendo speso la sua parola per il club spagnolo, Bielsa, pittoresco sì ma non venditore di tappeti, ha dovuto avvertire Moratti. Può anche provare a farsi liberare dai baschi ma non è un negoziato che si può consumare in poche ore e a cuor leggero. Rinunciare all’Inter, così a cuor leggero, non è possibile nemmeno a un tipo come Marcelo Bielsa.
A quel punto l’Inter ha preparato il piano d’emergenza. Al primo punto il destino di Leonardo: nessun ostacolo alla sua partenza per Parigi, maturata da giorni, e giunta all’epilogo naturale della firma, oltre che alla definizione dell’incarico. I giornali francesi non hanno mai manifestato alcun dubbio in proposito: a Leonardo, che ha rinunciato alla carica di presidente, sarà affidato il ruolo di manager del PSG, con la gestione di tutte le questioni di politica sportiva del club. Per capirsi, Leonardo si è ritagliato un ruolo alla Galliani, che ha studiato da vicino, da molto vicino, per tanti anni quando ha lavorato al Milan. Solo lo stipendio sarà fuori norma: circa 6 milioni di euro netti, una cifra da top player.
Secondo punto del piano: la scelta dell’eventuale allenatore qualora Bielsa dovesse rinunciare definitivamente all’Inter. Qui il taccuino di Branca si è riempito presto di un paio di nomi. Infondata la pista Ancelotti. L’ex milanista, in tempi non sospetti, ha dichiarato di non poter accogliere una richiesta del genere a causa della sua militanza rossonera. E Carletto non è Leonardo. Non solo. Ma proprio ieri, con un sms perentorio, ha fatto sapere che nessuna telefonata o sondaggio gli è stato riservato. Il colloquio tra Moratti e Preziosi ha dato via libera alla prima indiscrezione: Gian Piero Gasperini, già entrato nell’orbita Napoli. Secondo nome quello di Delio Rossi, appena uscito dall’esperienza traumatica col Palermo e con Zamparini, con un comportamento di grande dignità. Ha accettato di tornare sulla panchina, ha guidato la squadra alla finale di coppa Italia e ha tolto il disturbo. Terza candidatura, quella che in serata è diventata la più autorevole: Sinisa Mihajlovic. Villas Boas è il vero pallino ma costa troppo.
Il terzo punto fisso del piano d’emergenza interista è il tempo: bisogna fare presto.
Non tanto per dare in pasto alla piazza il prossimo allenatore dell’Inter ma perché è indispensabile gestire col suo consenso le delicate scelte di mercato. I mal di pancia di Eto’o, Sneijder e Maicon possono anche suggerire a Moratti l’idea di procedere a una clamorosa rivoluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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