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Detenuto per i suoi "agganci": Pdl in rivolta contro le toghe

L'ira del centrodestra sul caso dell'ex capogruppo regionale Villani, ai domiciliari a Parma perché ha contatti con i vertici azzurri: "Perseguitati i nemici della sinistra"

Giuseppe Villani, ex capogruppo Pdl in Regione Emilia Romagna
Giuseppe Villani, ex capogruppo Pdl in Regione Emilia Romagna

Indignati. Sconcertati. Esasperati da un trattamento che nulla a che fare con la democrazia e il confronto politico. Fa scattare la rabbia del centrodestra a Parma e in Emilia Romagna, il caso del consigliere regionale del Pdl, Luigi Giuseppe Villani, l'unico, tra i tanti accusati, ad essere ancora impiombato agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta Public Money, partita all'alba del 16 gennaio. Un'inchiesta che, se ha sconquassato i vertici amministrativi e istituzionali di Parma, ha innescato un sintomatico «deragliamento» giudiziario che riconosce come nemici tutti coloro che non la pensano come la parte buona della città. Quella di sinistra, ovviamente. Così, dopo la denuncia di ieri del Giornale, che ha reso pubbliche le singolari motivazioni («ha agganci con personalità di spicco del Pdl e della Lega»), addotte dal tribunale del Riesame per non concedere a Luigi Giuseppe Villani, come a tutti gli altri accusati, la libertà, è rivolta.
Il primo a partire lancia in resta è il deputato pidiellino Sergio Pizzolante che non usa certo troppi giri di parole: «In primo luogo fa impressione apprendere da certi giudici che conoscere Alfano e Berlusconi sia considerato un reato mentre se poi entriamo nelle contestazioni di reato che si muovono a Villani veniamo a scoprire che l'accusa principale sembra quella che abbia partecipato ad un sistema di potere. Mi piacerebbe a questo proposito ricordare ai giudici che stiamo parlando di Parma, una città collocata in Emilia Romagna, regione nella quale vige da molto più tempo che a Cuba un sistema di potere inespugnabile retto dal centrosinistra. Dunque vediamo di capirci una volta per tutte. Dove governa il centrosinistra il sistema di potere è un fatto politico incontrovertibile mentre a Parma dove ha governato il centrodestra questo presunto sistema di potere è diventato improvvisamente un problema di interesse giudiziario. Curioso, no?».
Ma non è tutto perché un'altra «strana interpretazione», assunta dal gip ed evidenziata da Pizzolante è che la revoca degli arresti domiciliari è stata respinta perché Villani si rifiuta di dimettersi da consigliere regionale. «Questo - tuona il deputato pidiellino - mi sembra inaccettabile e dovrebbe farci riflettere su come è ridotta la democrazia». E ad uscire al contrattacco è anche il presidente del gruppo Pdl in Regione, Gianguido Bazzoni: «Luigi Villani è da oltre dieci anni il più autorevole esponente dell'opposizione in Regione, anche grazie agli importanti risultati politici ottenuti. Nella regione storicamente più di sinistra d'Italia e forse d'Europa non è facile emergere dall'altra sponda politica ma lui è persona autentica e per questo stimato anche dagli avversari. Non peraltro, ha ricevuto solidarietà per questa sua vicenda giudiziaria anche da esponenti della maggioranza. Ebbene io che sono un garantista autentico, di giorno, di notte e per tutti, come ho dimostrato nei confronti anche del presidente Errani per le sue vicissitudini giudiziarie, non ho nessun timore a dire che l'eccessiva detenzione, motivata dal pericolo di inquinamento delle prove, che sta subendo Luigi Villani da oltre quattro mesi, faccia sorgere il dubbio del pregiudizio politico. Infatti, in Italia è molto difficile che si debba subire una detenzione così lunga nemmeno quando si è arrestati in flagranza per reati violenti. Confido che Villani possa tornare presto in Consiglio regionale per restituirgli il ruolo di capogruppo, convinto che, per la sua correttezza e per il carattere forte e grintoso che lo contraddistingue riuscirà a superare questo difficile momento».
E nella città ducale in subbuglio non mancano anche le voci di Paolo Buzzi, coordinatore provinciale del Pdl, e del suo vice Massimo Moine. «Il caso del consigliere regionale Villani è un esempio - sbotta Buzzi - di come il sistema giudiziario italiano possa raggiungere livelli aberranti: si infliggono tanti mesi di arresti domiciliari ad una persona perché i rapporti che ha con le alte sfere del suo partito, caso strano il Pdl, gli consentirebbero di reiterare o inquinare le prove! A proposito qual è il reato ipotizzato? Avere raccomandato due persone per un posto di lavoro ed avere tentato la scalata ad un quotidiano che vendeva 300 copie al giorno! Se non è persecuzione politica questa cos'è?».
Mentre per Moine, «il sospetto che vi siano motivi politici nella vicenda che vede Luigi Giuseppe Villani agli arresti è sicuramente fondato. È stato il vero punto di riferimento del centrodestra a Parma per tanti anni, prima con Forza Italia e poi con il Pdl. È soprattutto grazie a lui che in un territorio storicamente rosso il centrodestra è riuscito a conquistare tutte le più importanti amministrazioni comunali superando abbondantemente il centrosinistra per numero di abitanti amministrati.

Colpire lui, in particolare a tre giorni dall'inizio ufficiale della campagna elettorale per le Politiche e dopo che la richiesta di arresto era stata fatta dalla Procura 6 mesi prima, significava assestare un colpo durissimo al nostro partito». Coincidenze?

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