C'è un convitato di pietra nella riunione sul futuro del Corriere della Sera che Diego Della Valle ha programmato per oggi a Milano con il presidente di Intesa Gianni Bazoli. È Rupert Murdoch. Il nome del ricco e potente editore - di natali australiani ma di successo radicato nel profondo degli Stati Uniti e che da noi controlla la versione italiana di Sky - è circolato in questi giorni come possibile partner della Rcs del futuro. Insieme, naturalmente, con quello dell'erede, il figlio James, manager operativo di News Corp già da tempo.
C'è chi vede in Murdoch l'acquirente dei business spagnoli della Rizzoli, chi invece lo giura interessato a sinergie tra i suoi giornali e quelli di Rcs. In ogni caso il suo intervento è stato evocato solo pochi giorni fa, quando si è saputo che John Elkann, con una mossa a sorpresa, ha acquistato diritti d'opzione per salire dal 10 al 20% della Rizzoli, diventando così il potenziale primo azionista. Cosa c'entra con Bazoli e Della Valle? C'entra perché quest'ultimo, entrato nel Corriere anni fa e recentemente salito nel capitale fino quasi al 9%, non ha nessuna intenzione di restare in gioco se a comandare sarà un singolo soggetto e non un nocciolo di azionisti paritetici. Mentre Bazoli, che tramite Intesa Sanpaolo ha un 5% ma potenzialmente può arrivare al 10%, è il «padre nobile» del Corrierone, l'uomo che più di 35 anni fa ha contribuito alla delicata uscita del gruppo dalle secche della P2. Per questo Della Valle va da Bazoli: per sapere se ancora si vuole tenere il primo quotidiano nazionale in acque territoriali o, se affidando a Elkann le leve del comando, non si rischi di finire come la Fiat con la Chrysler. Perché il «non detto» che circola è proprio questo: che tramite l'impegno in prima persona di Elkann in Rcs possa presto entrare Murdoch nel capitale e prendersi il Corriere della Sera. Il tutto perché a monte c'è una liaison di peso: quella dell'ingresso recente di Elkann nel consiglio d'amministrazione di News Corp, al fianco di James. Dopodiché sappiamo bene che questo non basta a tirare le somme. Non solo: lo stesso Elkann ha smentito l'alleanza con News Corp pubblicamente. Tuttavia ipotizzando, a torto o a ragione, che l'ipotesi non sia campata per aria, ci piace mettere in fila qualche indizio.
Il primo è che Jaki, nipote dell'Avvocato, ha mostrato in questa vicenda un inaspettato coraggio, unito a un abile utilizzo della Borsa. Coraggio nella fuga in avanti del 20%, ben sapendo che una scalata al Corriere non è una cosa da tutti i giorni; abilità perché, per ora, l'acquisto dei diritti Rcs gli è costato meno della più economica delle sue Maserati, una GranTurismo: parliamo di 100-120mila euro al massimo (di una Ferrari non se ne parla). E così si poteva vedere l'effetto che avrebbe prodotto, rinviando la sottoscrizione dei titoli a un secondo e opportuno momento.
Il secondo è il colloquio che Jaki ha chiesto e ottenuto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per preannunciare l'operazione Fiat-Rcs: un gesto di pura cortesia o una copertura politica per un'operazione più ampia?
Il terzo è dato da una tempistica favorevole: la legge Gasparri che impedisce a editori tv di controllare giornali è scaduta e, quindi, Murdoch potrebbe finalmente provare ad aumentare in Italia quel peso specifico che con Sky rimane assai basso.
Quarto e ultimo: è finito, in Italia, il tempo delle operazioni di sistema, dei salvataggi bancari e dei salotti buoni. Per questo Bazoli potrebbe anche avere difficoltà a opporsi a un progetto di questo tipo. Così come ce l'avrebbe Mediobanca.
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