Forza Italia, diplomazie al lavoro per il "ritorno a casa" di Alfano

Tra gli azzurri c’è chi spera che ora Ncd stacchi la spina al governo per ragionare insieme di alleanze e strategie: "Ma ammetta l’errore"

Forza Italia, diplomazie al lavoro per il "ritorno a casa" di Alfano

Porte semiaperte o semichiuse, dipende da come le si osserva. E da chi lo fa. Le sensibilità dentro Forza Italia sul «ritorno a casa» di Angelino Alfano («Molla l'amante e torna in famiglia» è la proposta lanciata dalla Santanchè) sono differenti. C'è chi tiene aperto l'ingresso, chi lo fa ma a precise condizioni (un «pentimento pubblico» del leader di Ncd, un'ammissione di colpa, oppure soltanto che stacchi la spina al governo), chi auspica la pacificazione e chi invece giudica irrecuperabile la rottura. Tutto, naturalmente, dipenderà poi da Berlusconi.

Ma anche su quel che mediti davvero il leader di Fi le interpretazioni sono più d'una. Berlusconi lavora per far rientrare Alfano, come accreditano i retroscena sui «continui contatti» e le «telefonate amichevoli»? O, piuttosto, Berlusconi non si capacita ancora, a distanza di due mesi, dello strappo di Alfano&Co? Tra gli azzurri, quelli che frequentano Arcore, è questa seconda la versione più solida. «Ma come ha potuto fare un errore del genere? Che convenienza politica ha avuto poi? Gli avevo dato tutto, ora ha un partitino che è ostaggio della sinistra» sarebbero le considerazioni del Cavaliere. Che però medita, calcola, sonda. «Ho sentito Berlusconi a Capodanno, per gli auguri, mi ha chiesto un parere su Alfano. Significa che ci sta pensando» racconta il senatore Maurizio Gasparri, uno di quelli che avevano lavorato per evitare la scissione. «Non per vantare doti da preveggente, ma avevo previsto il cul de sac in cui sarebbe finito Alfano, condizionato dal Pd e sotto dettatura di Renzi. Un ritorno? Sì può, e sarebbe positivo perché il centrodestra vince unito, ma prima ci dev'essere un ravvedimento operoso, l'ammissione di aver fatto un errore, che questo totem del “centrodestra presentabile” perché deberlusconizzato è una fesseria. Ma temo ci sia troppo orgoglio per ammetterlo, vedo che hanno la sindrome di Mazzini, “abbiamo salvato l'Italia”. Ho letto Quagliariello su Repubblica che ripeteva “noi abbiamo rotto con Berlusconi” come se fosse l'unica patente da esibire per essere legittimati...».

Dipende, anche, da cosa si intenda per «ritorno in famiglia» di Alfano. Molto improbabile un rientro in Forza Italia con lo stesso rango precedente, da leader, anche se affidato a delle primarie di coalizione nel centrodestra («il consenso ce l'ha Berlusconi»). Ma mentre un'alleanza elettorale per le prossime amministrative è data per scontata anche dai «falchi» che non possono sentir nominare Alfano, la variabile fondamentale è ancora un'altra: cosa vuol fare il leader Ncd col governo. «È chiaro che se riconosce l'inutilità e dannosità del governo Letta e si decide a farlo cadere, Alfano si prende un merito anche con il nostro elettorato» ragiona Minzolini, senatore Fi ed ex insider giornalistico nei Palazzi e nelle segreterie. «La condizione vera per tornare insieme è quella. Non servono umiliazioni, non serve che Alfano si cosparga il capo di cenere e dica “Silvio, mi pento”. Deve staccare la spina al governo, prendere atto che è un esecutivo che non ha più credibilità tra gli italiani, ma deve farlo subito, non tra un anno. Tra un anno un'alleanza con lui, dopo che ha fatto la stampella del Pd, diventerebbe difficile da far capire agli elettori di Forza italia. Anzi, non avrebbe proprio senso, rischiamo che molti voti finiscano nelle braccia di Grillo».

È il «consiglio urgente» che agli ex compagni di partito dà anche Mariastella Gelmini, vicepresidente dei deputati appena nominata coordinatrice di Fi in Lombardia. «È sotto gli occhi di tutti la marginalità del Ncd dentro la maggioranza. Alfano dovrebbe prendere atto che l'esperienza di governo è finita, che bisogna fare una legge elettorale e tornare al voto con un election day. Se il nuovo centrodestra vuol fare davvero il centrodestra deve abbandonare l'alleanza con la sinistra, e farlo ora. Aspettare li indebolirebbe ulteriormente. Pur da posizioni diverse, dico che oggi il centrodestra non deve continuare a dividersi per avvantaggiare il Pd e Renzi. Ma dico anche che Forza Italia non rincorre nessuno. Noi lavoriamo per rilanciare il movimento che ha enormi possibilità. Magari tra un anno, e questo dipende anche dal tipo di legge elettorale, non avremo bisogno di allearci con nessuno...».

Un primo test dei rapporti tra Berlusconi e Alfano saranno le amministrative in primavera. Non si vota solo in 5mila comuni ma anche in due regioni, Sardegna e Abruzzo. Nell'isola il Ncd, che al momento conta un solo consigliere regionale, ha deciso di non presentarsi al voto («Il partito è ancora troppo giovane»). Ma in Abruzzo anche qualche punto percentuale potrebbe rivelarsi decisivo per il centrodestra berlusconiano, che quindi è aperto ad alleanze con Alfano. Aperture che non si limitano all'utilità elettorale, secondo un «pacifista» come il senatore Altero Matteoli: «I partiti devono sempre tenere la porta aperta, figuriamoci nei confronti che di chi ne faceva parte». Ma, anche qui, con delle condizioni: «Basta che Alfano e gli altri riconoscano la leadership di Berlusconi e che Forza italia sia il punto di riferimento del centrodestra». Molto più dura la strada invece se si sente l'ala da sempre più critica verso l'ex segretario Pdl. «Un conto è un'alleanza, altro conto è far rientrare Alfano - dice Michaela Biancofiore, ex sottosegretario - la nostra base, le piazze e i club di Forza Italia, lo identificano come uno che ha tradito Berlusconi, che gli aveva dato tutto. Non ha alcuna credibilità tra la nostra gente. Si è consegnato a Letta senza porre condizioni, e ora si ritrova nell'angolo a partire dalla questione delle unioni gay. Proprio lui che non mosse un dito quando Letta mi tolse le deleghe per aver espresso le stesse considerazioni sulle unioni gay». Molto freddo anche un fedelissimo di Berlusconi (anche in tempi difficili) come l'ex ministro Galan: «Un rientro di Alfano? Ammetta il tentato parricidio, ammetta il fallimento e torni pure a casa.

Ma rientra come un figlio che ha cercato di accaparrarsi l'eredità del padre, trattato come un de cuius. Torna, stai lì e ricomincia. Sa, uno nella vita si gioca le sue carte, e non ti tornano mai le stesse se le giochi male...».

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