"Abu Omar è un terrorista". Ma la galera la rischiano gli 007

I giudici condannano l'imam a 6 anni, però gli lasciano il risarcimento per il sequestro. Mentre a finire nei guai sono gli agenti che collaborarono con la Cia per il blitz

"Abu Omar è un terrorista". Ma la galera la rischiano gli 007

Milano - Se mai dovesse finire in cella a scontare la sua condanna, l'imam Abu Omar sarebbe sicuramente il detenuto più ricco del suo carcere. Perché la sentenza del giudice milanese che ieri lo ha riconosciuto colpevole di terrorismo internazionale e gli ha inflitto sei anni di carcere, non cancella il megarisarcimento che nel frattempo il medesimo Abu Omar si è visto riconoscere a carico dello Stato italiano: un milione e mezzo di euro, quale consolazione per essere stato rapito a Milano da una squadra di agenti della Cia, nel febbraio 2003. Situazione, come si vede, piuttosto paradossale. Per i giudici che hanno processato gli uomini della Cia e del Sismi, Abu Omar fu una vittima, un cittadino sottoposto a una brutale violazione della sua libertà e dei suoi diritti. Per il giudice che lo ha processato ieri, invece Abu Omar è un estremista della jihad, un fanatico che dietro il suo ruolo di predicatore organizzava e reclutava combattenti per la guerra santa contro l'Occidente. Ovviamente, l'attività terroristica di Abu Omar non giustifica i modi sbrigativi con cui venne prelevato dagli 007, imbarcato su un aereo e rispedito al Cairo, dove i suoi connazionali lo interrogarono con una certa brutalità. Ma la sentenza che sancisce il suo ruolo nella jihad getta inevitabilmente una nuova luce anche sul processo, ancora in corso, agli uomini del Sismi accusati di avere collaborato all'operazione degli americani. Il prossimo 16 dicembre, Niccolò Pollari - ex direttore del servizio segreto militare - il suo braccio destro Marco Mancini e tre agenti potrebbero infatti finire in galera proprio con l'accusa di sequestro di persona ai danni di Abu Omar. Davanti alla Cassazione è fissata l'udienza in cui dovrà venire esaminato il ricorso dei nostri 007 contro la loro condanna (Pollari a dieci anni, Mancini a nove, gli altri a cinque). Se la Cassazione confermasse le condanne, scatterebbe la cattura. Scenario possibile, a quel punto: Abu Omar latitante in Egitto, beneficiario di un risarcimento milionario da parte dello Stato nonostante la condanna; gli uomini accusati di avere aiutato gli americani a dargli la caccia, in galera.

Sulla sorte di Pollari e dei suoi collaboratori, però, potrebbe aprirsi una finestra: il prossimo 14 gennaio la Corte costituzionale emetterà la sentenza sul conflitto di attribuzioni sollevato da ben quattro governi (Prodi, Berlusconi, Monti e Letta) contro i provvedimenti con cui la magistratura ha violato il segreto di Stato imposto dalla presidenza del Consiglio su tutti i fatti «collegati o collegabili» al sequestro di Abu Omar. Di fatto, la sentenza di condanna è stata emessa utilizzando atti che per il governo facevano parte dei rapporti riservati tra servizi segreti italiani e americani, e la cui diffusione può mettere a rischio la sicurezza nazionale. Se la Consulta darà ragione ai quattro governi, l'intero processo al Sismi verrebbe spazzato via. Per questo i difensori di tutti gli imputati hanno chiesto che la Cassazione il 16 dicembre sospenda tutto, in attesa del verdetto della Corte Costituzionale.

Che senso avrebbe, spedire tutti in galera per un mese?
Nel frattempo, dall'Egitto, Abu Omar commenta così la propria condanna: «È una condanna che serve solo a giustificare la grazia concessa all'agente della Cia. Dovevo essere l'unico terrorista nella vicenda». Il riferimento è a Joseph Romano, comandante della base Usa di Aviano, anche lui condannato ma graziato dal presidente Napolitano.

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