MilanoUna frenetica giornata di vertici e incontri per i colonnelli del Pdl ieri in Lombardia dove c'è da risolvere la grana Albertini. L'ex sindaco di Milano che candidandosi rischia di consegnare la Regione alla sinistra. E magari anche il Paese se continuerà a non ascoltare l'invito a rinunciare, rendendo magari impossibile la ricomposizione di quell'alleanza con la Lega a cui sta lavorando Silvio Berlusconi. Che ha già incontrato Maroni e presto vedrà anche Umberto Bossi. Perché, spiega un colonnello leghista, «un conto è convincere i nostri militanti a tornare con il Pdl se questo dovesse servire a far vincere Roberto Maroni, un altro è se la partita è comunque persa perché con Albertini che corre da solo il centrodestra è diviso e la partita probabilmente persa». Di chiara c'è ormai la linea del Pdl che con il segretario Angelino Alfano alla Lega ieri a mandato a dire che «o stiamo insieme in Lombardia e alle Politiche, o restiamo separati». Tutto o niente, nessuno spazio per bizantinismi e doppio gioco dopo che ieri Berlusconi ha esplicitamente condannato Albertini. «Questo signore che con i voti nostri e della Lega è stato sindaco per dieci anni a Milano - ha detto a Uno mattina - è stato colto da improvvisa ambizione personale, si è candidato alla presidenza della Regione e rischia di non consentire a noi di mantenere e rafforzare l'alleanza con la Lega anche a livello nazionale, si comporta in maniera francamente inaccettabile e incomprensibile». Immediata la risposta di Albertini che si definisce «persona umilissima che si mette a disposizione della sua Regione, del suo Paese». Anche se nell'intervista di ieri a Repubblica (la seconda in pochi giorni), aveva detto senza per la verità molta umiltà, che «Monti è Gesù Cristo, colui che deve venire e io un piccolo Giovanni Battista».
Di questo si è parlato negli incontri di ieri tra i colonnelli. A emergere la necessità che Formigoni faccia la sua scelta. E presto: con il Pdl scaricando Albertini o con Albertini uscendo dal Pdl.
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