Alfano scivola sui rifugiati: boccia le norme fatte da lui

Il ministro dell'Interno contesta l'Europa che impone al paese di approdo di farsi carico degli immigrati irregolari. Ma è stato lui a firmare l'intesa capestro che lascia sola l'Italia

Alfano scivola sui rifugiati: boccia le norme fatte da lui

Prima firma un accordo e poi se ne lamenta. Forse non c'è da stupirsi se il personaggio in questione è Angelino Alfano, attuale ministro dell'Interno del governo Renzi ma già responsabile del Viminale nel giugno del 2013 per il governo Letta. Ovvero quando l'Italia ha sottoscritto gli accordi Dublino 2 adottati dal Consiglio Ue. Accordi che prevedono appunto che debba essere il paese di «primo approdo» a farsi carico dell'immigrato illegale, rispondendo a tutte le sue necessità: dalla prima assistenza sanitaria all'eventuale concessione dello status di rifugiato. Gli altri paesi Ue possono sì essere coinvolti ma soltanto su base volontaria. Ovvio che la ratifica di un simile accordo sia manifestamente penalizzante per i paesi di frontiera come il nostro.

Adesso, dopo aver totalizzato 20.550 arrivi illegali dall'inizio dell'anno, il ministro dell'Interno si è risvegliato ed è partito all'attacco dell'Europa alla quale chiede maggiore impegno e non solo. «È assurda un'Europa che imponga all'Italia che il diritto d'asilo venga esercitato soltanto nel paese di primo ingresso, cioè il nostro», pontifica Alfano. Bene. Ma dove era quando questo accordo è stato accettato dal nostro paese? Al governo. Eppure allora non ha detto una parola. Adesso dice pure che Mare Nostrum, operazione sempre voluta da Alfano, «non può durare all'infinito». Intanto però l'Italia per sostenerla spende circa 9 milioni di euro al mese.

A sottolineare la mancanza di coerenza e la scarsa credibilità di Alfano quando avanza richieste come questa alle Ue è l'eurodeputato Carlo Fidanza, candidato alle prossime europee per Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni. «Questo principio andava fatto valere al momento di sottoscrivere quell'accordo - dice Fidanza - ovvero nel giugno del 2013 quando al Viminale c'era già Alfano che non ha battuto ciglio. Rifiutare l'accordo forse non era possibile ma si poteva almeno prendere tempo per una riflessione approfondita sui ruoli dei vari paesi europei, invitandoli ad una condivisione delle responsabilità. E invece niente. Oggi quindi Alfano non ha credibilità quando attacca l'Europa».

Gli accordi di Dublino furono stipulati la prima volta nel 2003, durante la presidenza europea di Romano Prodi, e poi vennero riformulati lo scorso anno. Per evitare confusioni e infiniti rimpalli di responsabilità da un paese ad un altro gli accordi prevedono appunto che venga individuato un solo stato membro competente che si faccia carico del richiedente asilo. In caso di ingresso illegale lo Stato di primo approdo è quello competente, ovvero quello che si deve fare carico dell'immigrato. Lo straniero può chiedere di essere accolto in un altro paese ma l'eventuale risposta favorevole è del tutto volontaria, una questione di solidarietà insomma mentre per lo stato di approdo è un obbligo.
L'Europa nega di aver lasciato sola l'Italia a fronteggiare l'emergenza e sottolinea l'impegno per promuovere il reinsediamento per il quale ha stanziato 6.000 euro a rifugiato da destinare al paese che decide di accoglierlo. Bruxelles fa anche notare come nel 2013 il numero di richiedenti asilo più alto sia stato registrato in Germania, 127.000, e l'Italia sia soltanto al quinto posto con 28.000 domande.

«Un paragone insostenibile perché quello che conta è la modalità d'arrivo - ribatte Fidanza - I rifugiati arrivano in Germania per vie ufficiali mentre l'Italia accoglie gli stranieri in condizioni di emergenza assoluta, come naufraghi bisognosi prima di tutto di assistenza sanitaria. Ora poi con l'operazione Mare Nostrum praticamente li andiamo a prendere a casa loro, una situazione insostenibile nella quale siamo stati lasciati soli».
Uno spiraglio c'è: il semestre europeo di presidenza italiana che partirà in luglio prossimo, dopo le elezioni del 25 maggio.

Un'occasione da non perdere, conclude Fidanza, «per chiedere di introdurre un meccanismo obbligatorio e non più volontario per coinvolgere anche gli altri stati membri nell'accoglienza degli irregolari nel momento dell'emergenza».

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