Alfano vara il codice anti-furti: "Fiorito? Mai più con noi"

Il segretario ribalta il Pdl dopo il caso Lazio: "Regole per selezionare la classe dirigente, spending review delle Regioni". E difende Formigoni: "Non c'è ragione perché si dimetta"

 Il segretario del Pdl Angelino Alfano
Il segretario del Pdl Angelino Alfano

Roma - Di Batman, giura Angelino Alfano, nel Pdl ce n'è uno solo. Basta e avanza. «Sia chiara una cosa, il nostro partito non è pieno di tanti Fiorito, noi siamo fatti di un'altra pasta». Eppure Francone di Anagni non vuole mollare. «E te credo che me ripresento», risponde da 48 ore a tutti quelli che glielo chiedono. Peccato che Alfano non sembri molto d'accordo. «Visto che va in giro a dire che sarà ricandidato, dica pure con chi. Finché io sarò il segretario è certo che non troverà mai spazio nelle nostre liste».
Dopo l'abbandono della Polverini, in Via dell'Umiltà sono scattate le grandi pulizie. Il Cavaliere è stato chiaro: basta con i piccoli ras di provincia, fuori le mele marce, si cambia tutto. Così all'ora di pranzo Alfano convoca i coordinatori e i capigruppo regionali e annuncia la svolta. Innanzitutto, bilanci alla prova-finestra: «Avvieremo una spending review dei costi della politica regionale. Chiederemo di accelerare l'iter per l'approvazione della legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri». E siccome ci vorrà del tempo, il Pdl si impegnerà nell'operazione trasparenza. «Faremo valere i nostri numeri - spiega - per impedire la costituzione di monogruppi. Pubblicheremo si internet i conti, perché non è possibile sperperare in spese di propaganda politica spacciandole per costi di funzionamento dei gruppi. E ci faremo certificare i bilanci da società esterne».
Poi, più attenzione nella scelta delle persone. «Convocheremo un'assemblea straordinaria, che chiameremo di “rinascimento azzurro”, per decidere le regole per la selezione della classe dirigente, con sanzioni per chi non rispetta le regole e meccanismi per scongiurare che si ripetano caso Fiorito». L'obbiettivo, racconta Alfano, è di «dare vita a una nuova forza che possa essere alternativa alla sinistra senza dover ammainare la nostra bandiera, che è pulita: i sondaggi ci danno al secondo posto, però possiamo tornare al primo». Si tratta di misure politiche, perché «per gli accertamenti penali ci penserà la magistratura».
Ma il segretario vuole anche togliere il Pdl dal banco degli imputati. «Quando la sinistra dice che la responsabilità è solo nostra - sostiene -, dice una bugia e una grossa ipocrisia. La norma che ha aumentato i fondi ai gruppi è stata approvata da tutti e il Pd, che pretende di dare lezioni, l'ha votata». Per questo adesso offre un patto, un disarmo bilanciato, al partito democratico: «Propongo un'intesa per cui nessun consigliere uscente del Lazio venga ricandidato. Nostri e loro, nessuno. Questa è una sfida complessiva, dalla quale nessuno può chiamarsi fuori. Noi faremo la nostra parte, ma non ci vengano a dire di estromettere solo quelli del Pdl, verso cui non ci sono rilievi penali».
Dunque, Batman può tornare a Gotham city. «Siamo diversi da Fiorito e vogliamo dimostrarlo con leggi, atti, comportamenti. Certo, alla Pisana la situazione era diventata ingestibile. «Renata Polverini ha fatto bene a dimettersi. Lei non ha compiuto nessun illecito, non ha fatto nulla di male, ma ha rinunciato a perché giustamente ha ritenuto che con quel consiglio non potesse andare avanti realizzando le riforme che voleva». Ma attenzione a non fare confusione, «non ci sono simmetrie» tra Lazio e Lombardia. «Formigoni - dice Alfano - non si deve dimettere, non c'è ragione, Le due vicende non hanno niente in comune e poi ricordo che Formigoni è stato assolto dodici volte».
La moralità politica è quindi un problema generale, la legge elettorale non c'entra. «Lusi era stato eletto con liste bloccate, Fiorito con le preferenze. Se uno è ladro, ruba con qualsiasi sistema. Adesso è in discussione il disegno anticorruzione, non saremo noi ad affondarlo».
Infine, il Cav. Quanto è successo nel Lazio cambierà i suoi programmi? «No - risponde - .

Il suo intendimento è sempre stato di non candidarsi e non credo che la questa vicenda possa influire sulle sue decisioni. Noi tutti gli abbiamo chiesto di presentarsi, lui farà la scelta che riterrà più opportuna per il Paese e il partito».

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