Un altro schiaffo ad Alfano: Renzi vuole votare a maggio

Il segretario del Pd detta l'agenda delle riforme e mette in crisi il vicepremier, costretto a ingoiare un programma di sinistra. Poi stuzzica Letta: "Sfori il 3%"

Un altro schiaffo ad Alfano: Renzi vuole votare a maggio

Roma - Uno schiaffo a Grillo, tanto per gradire: «Vediamo se sei capace di fare subito la riforma del Senato». Una scrollatina pure a Letta, così, tanto per cominciare bene l'anno: «Dai Enrico, sforiamo 'sto 3 per cento, non è più una trincea realistica». Ma il bersaglio grosso resta Angelino. È infatti sul Nuovo centrodestra che si scatena la campagna d'inverno di Matteo Renzi. È la pattuglia alfaniana, l'anello debole della coalizione, che il segreterio del Pd vuole mettere sotto pressione sperando di arrivare presto al voto.

Le feste non sono ancora finite e già Renzi riapre la partita, buttando sul tavolo tre modelli di riforma elettorale e alcuni punti del nuovo patto di maggioranza. E per Alfano si avvicina il momento delle scelte: se vorrà salvare il governo, dovrà ingoiare le unioni civili, la cancellazione della Bossi-Fini e forse pure un Mattarellum o, orrore, un proporzionale alla spagnola. Letta è preoccupato e difende il suo vice: Palazzo Chigi è «pronto a confrontarsi» con tutti, però prima bisogna cominciare dalla coalizione. Attenti poi ai temi civili, che «dividono». Appunto.

«Mi hanno detto di aspettare il ponte, di stare fermo fino alla Befana. Non scherziamo, sono vent'anni che la politica sta facendo i ponti. È il primo giorno lavorativo del 2014, non possiamo più perdere neanche un secondo». Così, smaltito il cotechino, Renzi ha scritto a tutti i segretari di partito proponendo «un accordo serio, istituzionale, su tre punti: legge elettorale, abolizione del bicameralismo e riforma del Titolo V della Costituzione». Il Senato potrebbe essere sostituto da una Camera delle autonomie. Quanto al sistema di voto, il Pd «rinuncia» a indicare il sistema preferito ma offre agli altre tre possibilità. Il Mattarellum rinforzato: 475 collegi uninominali, il restante 25% assegnato con un premio di maggioranza del 15%. Il proporzionale alla spagnola: sbarramento al cinque per cento, premio di maggioranza del 15. Il doppio turno di coalizione, il «sindaco d'Italia»: chi vince prende il 60 per cento dei seggi, gli altri dividono i resti.

E siccome le prime due opzioni consegnerebbero Ncd all'irrilevanza, ecco Alfano che apre sul doppio turno: «Noi siamo pronti al lavoro sul modello dei sindaci. L'impianto di quella legge è chiaro e ha funzionato. Non c'è bisogno di molte altre parole. Se si vuole si può. Noi la legge elettorale la vogliamo cambiare e subito». Gli incontri bilaterali dovrebbero cominciare già la settimana prossima. Dopo la sentenza della Consulta, il Porcellum va cambiato subito. «La deadline - spiega il segretario del Pd - è quella che ha la Camera, che deve andare in commissione Affari istituzionali alla fine di gennaio e poi in aula la prima settimana di febbraio. Spero si possano rispettare questi tempi. Se si vuole, in un mese si chiude».

Matteo ha fretta di portare a casa qualcosa. Non può assecondare la strategia attendista di Enrico Letta ma nemmeno può far saltare subito un esecutivo a guida Pd. Da qui l'idea di martellare il ministro dell'Interno, ridurgli gli spazi di manovra e mediazione, imponendo alla coalizione una linea troppo «di sinistra». Oltre alla trattativa sulle riforme con tutti, è infatti partita quella sul programma di governo, riservata alla maggioranza. La direzione del Pd è convocata per il 16 gennaio. «Mostreremo come vogliamo procedere per il Job Act, che è un documento molto più articolato di quello che si è letto».

Nel patto di coalizione, conclude Renzi, il Pd chiederà «che ci sia un capitolo Diritti Civili con le modifiche alla Bossi Fini, le unioni civili per persone dello stesso sesso, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie e una disciplina più efficace delle adozioni». Angelino berrà la minestra?

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