Roma Gli «amici» possono stare sereni. Monti o non Monti, secondo Giorgio Napolitano alla fine cambia poco: «Sono convinto che si è segnato un cammino da cui l'Italia non potrà discostarsi». La strada è quella del rigore, i partiti non usciranno di carreggiata. «Dicono che vogliono aggiungere qualcosa e non distruggere», perciò «mi pare che questo sia un elemento che possa dare fiducia e tranquillità ai nostri amici sul futuro del Paese».
Cari amici, vicini e lontani: l'Ue, le grandi banche, la Casa Bianca. «Barack Obama ha mostrato speranza e attende dall'Europa un impulso al superamento della crisi e alla ripresa dello sviluppo mondiale». E dall'Italia il presidente americano si aspetta un ritorno del Professore a Palazzo Chigi. Quel Monti che domenica dal Kuwait «non garantiva» per il dopo e che ora, spinto dal Colle, dal Qatar corregge il tiro e assicura che «i governi che verranno faranno ancora meglio».
Napolitano è soddisfatto del passo indietro del premier. «Un pericolo di ingovernabilità dopo il voto? Sarò banale, però quando ci sono elezioni libere nessuno può prevedere il risultato, per cui c'è sempre un certo grado di rischio. Ma allora che vogliamo fare, non votare? Vogliamo scrivere a tavolino i risultati?». Parola quindi ai cittadini. «Vedremo come si esprimeranno e cercheremo la soluzione più idonea per governare stabilmente il Paese mettendo a frutto il lavoro del governo Monti». E da qui si capisce che per il Colle un Supermario bis non è più così scontato.
«C'è poca amicizia nel mondo, meno che mai tra uguali», sosteneva Francesco Bacone. Il capo dello Stato, più semplicemente, riceve a Napoli al Palazzo Reale i presidenti di Germania e Polonia, Joachim Gauch e Bronislaw Komorowski, e si preoccupa dei rapporti internazionali dell'Italia. Qualcosa, sostiene, in Europa dovrà cambiare, prima o poi dopo la fase di contenimento delle spese arriverà quello dello sviluppo. E basta con le pagelle. «Liberiamo dai rischi di fuorvianti contraddizioni - dice - Chiunque parli di un'Europa del Nord come il concentrato delle virtù e di un'Europa del Sud come una somma dei vizi, sbaglia». Certo, qualche peccato noi meridionali lo abbiamo commesso. «Sappiamo che in alcuni Paesi si sono concentrate contraddizioni anche per la sostenibilità dello sviluppo. Vediamo l'esempio della Spagna, dove c'è stata sì una crescita, ma artificiosa, che è naufragata». Quanto al Belpaese, «non possiamo lasciare in eredità ai giovani il terribile peso del debito pubblico, per il quale paghiamo ottanta miliardi di euro l'anno soltanto di interessi passivi: vi rendete conto di cosa potremmo fare con tutto quel denaro?».
Ma il rigore dovrà finire. «Non possiamo avere come orizzonte un'austerità perpetua», afferma il capo dello Stato. «Però non possiamo scherzare con la questione del debito, è un fardello di cui ci dobbiamo sbarazzare».
Napolitano indica pure come: meglio insistere sui tagli che «un ulteriore inasprimento del prelievo fiscale». L'Italia sconta anche «gli alti tassi sui nostri titoli» e soffre per la mancanza di lavoro. «Va creato, ma non con il debito e l'assistenzialismo. Ci vuole realismo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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