Amnistia, si apre lo spiraglio: no a una legge contro il Cav

Quagliariello torna alla carica: impossibile una norma che penalizza un solo cittadino. La sinistra insorge e insiste: voto palese sulla decadenza. Approvata la relazione in giunta

Amnistia, si apre lo spiraglio: no a una legge contro il Cav

Roma - Basta che il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello citi Berlusconi in merito all'amnistia e scoppia il putiferio: parte della sinistra insorge e i grillini sbraitano; fuori dal coro l'ex ministro Sandro Bondi che fa spallucce: «Quanta ipocrisia! È un discutere a vuoto». Attorno a Berlusconi ci si continua a scannare e proprio oggi la giunta del Senato (che ieri sera ha approvato la relazione del presidente-relatore Dario Stefàno con i sì di Pd, M5S, Scelta civica e del Psi Buemi, il Pdl ha votato contro) affronterà il nodo del voto in Aula: palese o segreto? Pentastellati, Sel e pezzi di Pd vorrebbero modificare il regolamento e votare la decadenza del Cavaliere alla luce del sole, per paura di franchi tiratori.
A infiammare subito la giornata è Quagliariello che ha risposto al Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri. La quale, di recente, aveva giurato: «Le ipotesi di amnistia e indulto non influiranno sul destino giudiziario di Berlusconi». Quagliariello torna sul tema: «Le parole della Cancellieri su Berlusconi sono state male interpretate. Penso che nessuno possa ritenere che una legge possa non essere applicata soltanto a un cittadino. Se le forze politiche e il Parlamento decidono un provvedimento di amnistia, come richiesto dall'Europa, è evidente che esso deve valere per tutti». Il capo dei senatori del Pdl, Renato Schifani, è in linea: «Sarebbe un errore madornale se si affrontasse il tema dell'amnistia e dell'indulto con il solito spirito di rivalsa nei confronti del nostro leader». Apriti cielo.
I renziani del Pd seguono il loro leader che aveva già bocciato l'ipotesi come un «clamoroso autogol». Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, giura: «Le amnistie e gli indulti si fanno con la scusa di liberare le carceri, ma in realtà servono a sistemare un po' di politicanti arrestati, condannati e con altri problemi». Renzi, accusato di essersi messo di traverso a Napolitano, specifica: «Nessuna polemica contro il presidente della Repubblica ma è un modo per prendere sul serio la problematica delle carceri - dice -. L'atteggiamento dell'indulto è poco serio ed educativo. Se ogni sette anni si fa un indulto non c'è certezza del diritto». Ma mezzo Pd, inclusi i governativi, lo stoppano. Donatella Ferranti taglia la testa al toro: «Mi sembra un'ovvietà dire che l'amnistia mai potrebbe riguardare i cittadini imputati o condannati per frode fiscale». Punto. Grillo va a testa bassa contro il Colle: «Quagliariello ha detto la verità: l'indulto e l'amnistia saranno applicate anche a Berlusconi. I suoi colleghi di governo facciano altrettanto. A cominciare dal presidente della Repubblica: vada in televisione a raccontarlo agli italiani», scrive sul suo blog. Sandro Bondi invece si smarca e fa un bagno di realismo: «Tutto il discutere a vuoto dell'amnistia è un altro capitolo dell'ipocrisia e dell'impotente ignavia che ammorbano la politica italiana. Tutti sanno che in questa legislatura non vi sono le condizioni per approvare con i due terzi del Parlamento un provvedimento di amnistia. Tutti in realtà, a partire dal Pd, pensano alle elezioni e al migliore piazzamento possibile per affrontarle».
Il tema vero è la fretta della sinistra di liquidare il nemico Berlusconi. E già oggi la giunta del Senato si riunisce per decidere sul sistema di voto in Aula.

Il grillino Michele Giarrusso promette battaglia, appoggiato da Sel e pezzi di Pd: «Impediremo qualsiasi tipo di attività dilatoria e insisteremo affinché sia consentito il voto palese». Qualcuno teme che Berlusconi ce la possa fare con il voto segreto, confidando nei franchi tiratori.

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