Le baby squillo inguaiano il marito della Mussolini

Roma Spuntano i nomi dei primi vip nell'inchiesta della Procura di Roma sulle baby squillo dei Parioli, quartiere chic della capitale. Finora erano solo voci, indiscrezioni, che facevano tremare gli habitué di quell'appartamento romano dove due ragazzine di 14 e 16 anni avevano scelto di dar via il loro corpo in cambio di un po' di soldi per comprarsi scarpe e vestiti. Ora salta fuori che tra gli insospettabili che avrebbero varcato quel portone ci sarebbe Mauro Floriani, il marito dell'onorevole Alessandra Mussolini, ex ufficiale della Guardia di Finanza stretto collaboratore di Antonio Di Pietro all'epoca dell'inchiesta Enimont, attualmente ai vertici delle Ferrovie dello Stato.
Floriani sarebbe tra le venti persone indagate per prostituzione minorile sulle quaranta identificate dai carabinieri. Su di lui, nonostante abbia cercato di giocare d'anticipo presentandosi spontaneamente agli investigatori quando il suo nome non era ancora uscito sui giornali, i magistrati avrebbero raccolto «elementi probatori incontrovertibili». Questo, almeno, è quanto trapela da piazzale Clodio, dove il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristina Macchiusi continuano a studiare le posizioni di chi frequentava le due adolescenti cercando di stabilirne le responsabilità, perché è chiaro che non è sufficiente per la Procura dimostrare la colpevolezza di qualcuno solo per una telefonata ai cellulari delle baby squillo. Nel caso di Floriani pare non manchino gli elementi in mano ai pm. Non solo dal suo telefono sarebbero partiti messaggi e chiamate per organizzare gli incontri, ci sarebbero oltre ai tabulati anche intercettazioni e ricognizioni fotografiche. Quando nelle scorse settimane il marito della Mussolini si è presentato ai carabinieri ritenendo che prima o poi sarebbero arrivati a lui, era stato già indagato. L'ex capitano si è difeso, ha spiegato come mai il suo numero fosse finito nelle intercettazioni, negando di aver avuto rapporti sessuali con le due ragazzine. Ma pare che la sua versione non abbia convinto più di tanto i magistrati, secondo i quali rapporti ci sarebbero stati e pure nella consapevolezza che le giovani fossero minorenni. Al contrario sono stati esclusi dalla lista degli indagati i nomi di coloro che, pur avendo fissato appuntamenti con le due adolescenti, non hanno poi effettivamente consumato rapporti sessuali, in qualche caso frenati proprio dall'età delle prostitute. Anche altri clienti hanno scelto di uscire allo scoperto presentandosi in Procura per spiegare di avere avuto rapporti con le baby squillo, senza però immaginare che potessero avere meno di 18 anni. Una decina di loro hanno già chiesto di patteggiare la pena, sperando così che la vicenda possa restare confinata nella camera di consiglio davanti al gip senza troppa pubblicità negativa. E potrebbero cavarsela con una condanna a pochi mesi mentre il reato di prostituzione minorile, senza patteggiamento, è punito con la reclusione da uno a sei anni. Questa parte dell'inchiesta è stata stralciata dal filone principale, quello che lo scorso autunno ha portato all'arresto di sei persone, tra cui gli sfruttatori e la mamma di una delle baby squillo e che sta per essere chiuso dai pm. Quella sui clienti va avanti, perché per incastrarli è necessario provare che fossero a conoscenza della minore età delle prostitute.

«E non è affatto scontato - spiega l'avvocato Urbano Del Balzo, legale di uno degli indagati - bisogna poter dimostrare la consapevolezza che il rapporto si sta consumando con una minorenne, altrimenti il reato non sussiste».

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