"Basta conflitti e scissioni" Seniores in pressing sul Cav

Una parte dello stato maggiore è contrario all’ipotesi "liste civiche" e vuole continuare a sostenere l’esecutivo: ora spunta "il programma dei 100 giorni"

"Basta conflitti e scissioni" Seniores in pressing sul Cav

Roma - Sono ore di alta tensione dentro il Pdl. I dirigenti parlano di momento della verità e di chiarimento non più procrastinabile. Di certo non è più tempo di «basta critiche, nel partito c’è solo normale dialettica». Ora tutti, compreso lo stato maggiore, ammettono che è necessaria una svolta, un cambio di passo, la definizione di una linea precisa e non negoziabile sia sul governo Monti che sul futuro del partito. E sono pronti oggi, nel corso dell’ufficio di presidenza, a confrontarsi senza troppe formule conciliatorie.
L’impressione è quella di un vero e proprio braccio di ferro in corso. Da una parte i «seniores» impegnati in un pressing serrato per frenare la tentazione di Silvio Berlusconi di schierare liste collegate al Pdl. Dall’altra il presidente del partito deciso a valutare fino in fondo la fattibilità di un’operazione e l’efficacia di una diversificazione dell’offerta politica. Il tentativo di «chiarimento» va avanti da giorni.
Il primo passo è stato il faccia a faccia di due giorni tra Berlusconi e Angelino Alfano durante il quale il segretario ha posto una condizione precisa: «Basta parlare di spezzatino del Pdl. Devi fermare immediatamente queste voci».
Il secondo è stato la lettera di Renato Schifani, pubblicata dal Foglio, con la quale il presidente del Senato ha invitato il segretario a frenare lo «sfilacciamento del partito» e fermare la tentazione di un «grillismo di destra». Un affondo che molti hanno letto come un invito rivolto ad Alfano a liberarsi dalle tutele e far salire il suo livello di leadership. Un monito (preceduto da una serie di telefonate a tutti i maggiorenti del partito) che ha incassato un plauso diffuso tra parecchi (ma non tutti) dirigenti del Pdl. «Parole dolorose ma vere. Occorre agire subito», la replica di Alfano. «Un richiamo forte che può essere un aiuto al Pdl», secondo Maurizio Lupi. «Condivido, sarebbe un tragico errore smontare il Pdl», il commento di Fabrizio Cicchitto. Sull’altro fronte i silenzi di Maurizio Sacconi e Denis Verdini. O la replica affilatissima di Altero Matteoli. «Una volta i presidenti del Senato stavano zitti, non prendevano carta e penna. La linea di responsabilità verso Monti? Gli consiglio di dare un’occhiata ai sondaggi».
A questo punto, di fronte a un confronto interno salito così di tono, lo stato maggiore prova a recuperare la coesione perduta e a porre paletti precisi perlomeno sul perimetro d’azione delle liste civiche, la cui natura dovrà essere «non conflittuale» rispetto al Pdl. Mercoledì notte Cicchitto, insieme ai capigruppo, si è confrontato con Berlusconi fino a tarda notte. Le richieste sono sul tavolo ma non sempre sono univoche. Alcuni vorrebbero il «no» alle mini-scissioni con la benedizione del presidente del partito. Altri arrivano fino a caldeggiare l’uscita di scena di Berlusconi e l’annuncio che non si ricandiderà, una scelta propedeutica al riavvicinamento con il resto dell’universo dei moderati. La replica di Berlusconi raccontano sia stata tra il tagliente e lo scherzoso. «Chi sogna un 25 luglio finirà con il sedere per terra». Chi conosce le dinamiche del Pdl non si sente di escludere che alla fine la montagna partorisca il topolino. È, però, probabile che il problema della gestione «duale» venga posto e si possa rilanciare sull’esigenza di tenere primarie del Pdl già a settembre. Così come non si esclude una conferenza stampa che - prendendo le fila dai contributi richiesti anche ad alcuni economisti esterni - possa annunciare un piano degli ultimi cento giorni da sottoporre a Monti per assicurare il sostegno del Pdl all’esecutivo.

Di certo, alla fine verrà presentato un documento che toccherà tre temi - questione economica, rapporto con l’esecutivo e semipresidenzialismo - e si punterà a un voto unitario. Un modo per scacciare via i fantasmi di una spaccatura e ricompattare un gruppo dirigente nel quale non mancano le lacerazioni.

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